21/05/2018 13:18
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Ha un senso che a segnare il gol che ha chiuso la stagione della Roma consegnandole il terzo posto sia stato Manolas. Anche se per la storia si tratterà di un autogol di Pegolo, è dal piede del difensore greco che è partito il pallone utile a battere il Sassuolo: come se la sorte avesse voluto affidare il timbro che ha impacchettato l’annata all’uomo simbolo di quella campagna europea inaudita e inaspettata, quello del grido a bocca spalancata dopo il 3- 0 al Barcellona che è già antologia romanista. E che ha dato un senso diverso al ritorno a casa di Di Francesco: dal Sassuolo se ne era andato un anno fa carico di speranze e forse nemmeno lui sperava di tornare da semifinalista sconfitto, per carità - di Champions. La vittoria del Mapei, la dodicesima del campionato in trasferta, dove ha perso solo una volta, come Juve e Napoli, ha intanto garantito un beneficio economico da 5 milioni di euro: tanta è la differenza tra chiudere terzi e quarti, in termini di incassi della Champions della prossima stagione. Insomma, soldini da aggiungere al ricchissimo portafoglio stagionale che l’Europa ha ingrassato per quasi 100 milioni. Poi c’è la questione del primato cittadino, una costante da sei anni (mentre il risultato dell’Olimpico è stato salutato dai tifosi giallorossi con lo striscione “ Oh noo!”, replica a quello beffardo della Lazio nel 2010 contro l’Inter che correva per lo scudetto contro la Roma), e del quinto podio consecutivo in campionato. Nulla che valga un trofeo, d’accordo, ma Monchi e compagnia sono certi che la stagione - iniziata tra i fantasmi di una smobilitazione dopo l’addio di Totti e le partenze in massa di Salah, Rüdiger e Paredes - sia servita come fondamenta su cui costruire una squadra davvero capace di sfidare la Juventus. A prescindere dalla permanenza o meno di Alisson, cui il Real fa una corte serrata, anche se è da lui che sbilanciandosi Di Francesco ha lasciato intendere di voler ripartire. Soprattutto, allenatore e diesse dovranno capire a chi rinunciare per inserire quegli uomini utili a migliorare il gruppo non solo dal punto di vista tecnico, ma pure della personalità. Nel bilancio, oltre ai pro che vanno dal rendimento di Dzeko alla crescita di giovani come Pellegrini, ci sono anche voci in rosso. Le sei sconfitte all’Olimpico in campionato denunciano cali di concentrazione quando l’avversario non offre gli stimoli di Barcellona, Chelsea, Atletico, Shakhtar. Il Mapei ha pure bocciato: da Balotelli, che Raiola offre a cadenza settimanale, ma che non piace a Di Francesco e ai tifosi ( ieri altri cori di insulti dopo lo striscione di Trigoria) a Berardi. La Roma di oggi ha bisogno di guardare più in alto di così.