15/06/2018 13:31
IL MESSAGGERO (R. DIMITO) - Nelle settimane scorse Luca Parnasi ha sondato la disponibilità di alcuni istituti del nord per ottenere qualche decina di milioni di finanziamento, necessari per supportare il suo progetto di costruzione dello Stadio. L'immobiliarista romano avrebbe contattato una grande ex popolare, uno dei principali istituti nazionali e, sembra, Banca Carige. I banchieri però, conoscendo lo stato di salute del suo gruppo, oggetto due anni fa di una complessa ristrutturazione di cui Unicredit si è fatto carico (trasformando i crediti in capitale per tentare di recuperare una parte dell'esposizione di 610 milioni), gli avrebbero negato nuova finanza.
Di sicuro non gli ha giovato la fama di imprenditore che si muove con i soldi degli altri. Una fama peraltro confermata da lui stesso nelle confidenze telefoniche intercettate dalla Gdf. «Dobbiamo fare operazioni guadagnando senza spendere», diceva Parnasi al telefono. D'altro canto le banche, che hanno accesso alla Centrale rischi di Bankitalia, trovavano conferme dirette di questa abitudine misurando la sua straordinaria capacità - probabilmente favorita dalla rete di amicizie disseminate tra politica e mondo degli affari - di sconfinare sistematicamente oltre i finanziamenti concessi. Del resto, a proposito dei lavori che possono essere fatti a Osta, Parnasi non esita a confidare: «Con tutti i servizi collegati e guadagniamo senza mettere soldi l'80%, senza rischiare soldi nostri, e più le operazioni funzionano, più siamo bravi e più guadagnamo». È così che dall'ultimo aggiornamento di aprile 2018 riferito a Parsitalia, la holding in liquidazione da dieci mesi, emerge la fotografia di un cliente decisamente poco disciplinato: su un totale accordato di 114,8 milioni (perfezionati contrattualmente per 110 milioni), Parsitalia ne ha utilizzati 123. Il creditore principale è sempre Unicredit che ha ereditato i rapporti di Banco di Roma con Parnasi padre, scomparso nel 2016.
Per tutti questi motivi Parsitalia è da tempo un sorvegliato speciale di Unicredit. Sempre dalla Centrale rischi emerge che Parsitalia non restituisce con regolarità i finanziamenti a medio-lungo termine. A fronte, infatti, di un accordato di 39,9 milioni (firmati per 35 milioni), l'utilizzato dei crediti a scadenza (prestiti ipotecari e chirografari da rimborsare secondo modalità e termini prefissati) registra un debito di 48,5 milioni, con uno sconfino così di 12,8 milioni. Con queste premesse è probabile che anche le prossime rate non vengano pagate. Ma anche i crediti a revoca (prestiti tipo facilitazione di cassa) registra uno sconfino, pari a 141 mila euro.