Lanzalone, il contratto fantasma che ora imbarazza la sindaca
18/06/2018 14:05
LA REPUBBLICA (M. MENSURATI - F. TONACCI - M. E. VINCENZI) - Un documento interno del Comune di Roma riporta il caso Lanzalone nel punto esatto dal quale il movimento di Beppe Grillo sta cercando di allontanarlo: la piena responsabilità politica, e amministrativa, di Virginia Raggi. Un documento cruciale, datato 8 marzo 2017, che i carabinieri del Nucleo investigativo hanno allegato, non a caso, alle carte dell’inchiesta sul “ istema Parnasi”. E che porta la firma della sindaca di Roma Capitale.
Un mr Wolf a zero euro - «Incarico di collaborazione ad alto contenuto di professionalità e a titolo gratuito» , recita l’oggetto della lettera indirizzata dalla Raggi al direttore delle risorse umane del Campidoglio. «L’incarico — continua — sarà svolto da Lanzalone in piena autonomia, anche con l’eventuale supporto di collaboratori dello stesso, in ogni caso senza alcun costo» . Non un euro avrebbe dovuto essere speso, né per lui e né per i suoi collaboratori. Ma le cose sono andate diversamente.
Il pasticcio del contratto - La questione della remunerazione di Lanzalone nel febbraio del 2017, quando il capogruppo del Pd Michela Di Biase presenta in Campidoglio un’interrogazione, sul punto. Già allora Lanzalone risultava: a) aver imposto il dg dell’Ama ( l’azienda dei rifiuti), b) aver preso in mano l’intero dossier del nuovo stadio della Roma, c) essere stato incaricato di vagliare tutti gli atti firmati dall’ex capo di gabinetto Raffaele Marra. La risposta del sindaco era stata vaga. Lanzalone era incaricato di seguire alcune vicende,
«e in particolare quella dello stadio» . E la sua collaborazione si sarebbe formalizzata mediante un accordo con l’assessore all’Urbanistica, che però poi si è dimesso, quindi non aveva potuto
«trovare pronta formalizzazione» .
«La troverà a breve » , però. Quanto alla remunerazione,
«in assenza di successivo accordo sul compenso, nulla sarà dovuto».
Gratis et amore dei - L’accordo che Lanzalone avrebbe dovuto trovare «a breve» , invece, non verrà trovato mai. Ma nel frattempo l’avvocato genovese, in qualche modo, è stato pagato. Con le consulenze offerte da Parnasi in cambio della sua “ amicizia”, da una parte; e con i “premi al merito” ( copyright, Luigi Di Maio) della giunta grillina. Nemmeno un mese dopo la lettera della Raggi, Lanzalone viene nominato presidente di Acea. È lui stesso a mettere in relazione tutte le sue attività per il comune di Roma con quell’incarico. In una telefonata con un avvocato del suo studio, Luciano Costantini, il prediletto di Casaleggio racconta di una conversazione avuta con l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti: «…ho detto, Gianni... Allora, noi già vi stiamo dando una mano su un milione di cose gratis et amore dei, perché... noi abbiamo ricevuto una cosa da una sola persona che si chiama Virginia Raggi e che mi ha nominato nel Consiglio di Amministrazione di Acea. Punto».
Il valzer dell’Ipa - In realtà, l’analisi di Lanzalone è ingenerosa. Il 2 maggio scorso, infatti, il commissario dell’Istituto di previdenza dei dipendenti comunali Fabio Sereni ha firmato una determina per una consulenza da 11mila e 500 euro proprio all’avvocato Costantini. Dell’Ipa, Lanzalone, sembra avere il controllo. Tre giorni dopo quella firma, Sereni lo contatta e gli chiede una mano perché vorrebbe farsi rinnovare la carica e perché vorrebbe più soldi. L’avvocato commenta al telefono, sempre con il collega: « Insomma, gli sembra di essere poco remunerato. Gli ho detto “guarda, parlane con la Raggi... scusa, ma io non è che posso andare dalla sindaca e dirle guarda il commissario Ipa vorrebbe più soldi per continuare a fare il commissario Ipa».
Il sogno di Atac - Ma il vero colpo, per Lanzalone e soci sarebbe stato quello di mettere le mani sull’Atac. Altro che parcella da consulente per il Comune. In una intercettazione registrata dai carabinieri pochi giorni prima dell’arresto, Lanzalone aggiorna Costantini a proposito di una conversazione avuta con Carlo Giampaolino ( ufficio legale Atac) a proposito di alcuni contenziosi dell’azienda con l’Antitrust ed altri soggetti. «Allora quella di Atac m’ha detto Giampaolino... m’ha detto guarda che c’è l’accordo... cioè stanno avviando la selezione m’ha detto dovrebbe forse esserci anche un avviso sul sito... ho detto, faccio guardar e... poi m’ha detto comunque ti faccio chiamare dal legale interno... ho detto sì sì quando vuole ben volentieri…».
Entrando dalla porta di servizio di una «consulenza a titolo gratuito» Lanzalone è riuscito a prendere in mano l’intero Comune di Roma. Lo dimostrano i pezzi della chat privata della Raggi, pubblicati ieri dal Messaggero e agli atti di un’altra inchiesta, nella quale si legge che «i dossier caldi devono passare da Lanzalone». E lo spiega senza mezzi termini lui stesso al suo collaboratore: «Se io e Sonzogni ( un altro avvocato del suo studio, ndr) ci fermassimo su serie di cose a loro gli si arena tutto (...) Sette o otto questioni che direttamente o indirettamente sto gestendo io... multiservizi cose... idem, se no muoiono! ...allora, c’è, se mai abbiamo dei crediti, non abbiam dei debiti... cioè bisogna dai che si diano un attimo anche una regolata». Così parlava Luca Lanzalone. Il consulente gratuito più costoso di Roma.