17/06/2018 08:51
IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI / V. ERRANTE) - Oltre cento pagine di omissis sugli altri soldi che Luca Parnasi, manager rampante «con una mentalità anni Ottanta», ha pagato a politici e dirigenti, arrivando anche ai dirigenti del Mibact, per spianare la strada ai tanti progetti che aveva in cantiere. Le carte dell'inchiesta sullo stadio di Tor di Valle, che hanno portato in carcere l'imprenditore e ai domiciliari il presidente di Acea, Luca Lanzalone, uomo dei Cinquestelle che dominava in Campidoglio e che, emerge dall'inchiesta, avrebbe fatto sparire dal suo computer mail potenzialmente compromettenti, sono in gran parte coperte. I carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Barbara Zuin, stanno lavorando per trovare i riscontri alle intercettazioni dove gli indagati parlano delle mazzette pagate in forma di consulenze o favori, dei finanziamenti alla politica e dei rapporti con deputati o amministratori locali.
GLI ALTRI POLITICI Lega in testa, Luca Parnasi pagava tutti. Ma oltre ai nomi già emersi nella lista che faceva ai collaboratori per versare contributi in campagna elettorale - da Paolo Ferrara, capogruppo Cinquestelle finito indagato, a Marcello De Vito, fino a Renata Polverini - ce ne sono altri sui quali i pm stanno lavorando. La procura sta acquisendo tutta la documentazione sulle erogazioni, per verificare quanti siano i finanziamenti regolarmente registrati e quali, invece, fossero contropartite per favori da chiedere. Ma intanto, dalle intercettazioni emerge che il rapporto con la politica di Parnasi andava oltre i dati già emersi dall'inchiesta. In una telefonata di febbraio, quando dice ai suoi come fatturare i soldi in uscita - dai 25mila euro dati ad Adriano Palozzi, ai 10mila a Renata Polverini - aggiunge: «Domani ho un altro meeting coi Cinquestelle». La procura ha scelto di coprire la parte successiva della conversazione con un omissis.
Tra i politici che spuntano nelle carte, c'è anche Andrea Di Priamo, vicepresidente dell'Assemblea capitolina di Fratelli d'Italia. È lui che è riuscito ad avvicinare Andrea Carini, il dirigente della Regione Lazio rappresentante unico in seno alla Conferenza dei Servizi Stadio della Roma. Il tentativo è quello di trovare un collocamento per la moglie di Carini negli uffici del consigliere Di Priamo o, in alternativa, da Giorgia Meloni.
IL MIBACT Parnasi arriva anche ai dirigenti del ministero e persino ai funzionari di palazzo Chigi. Annotano i carabinieri: «Dopo aver ottenuto dal Soprintendente Prosperetti il superamento del vincolo, i dirigenti del gruppo hanno dovuto affrontare il problema derivante dal ricorso gerarchico sulla pronuncia dello stesso Soprintendente. Essendosi elevato il livello decisorio, competente sul ricorso gerarchico è la direzione generale del ministero». Per questo, l'imprenditore si rivolge ai docenti Sandra Amorosino e Cesare San Mauro i quali, dopo aver ricevuto l'incarico, hanno iniziato a seguire la pratica «avvalendosi delle entrature che gli stessi hanno presso il Ministero». E soprattutto al capo dell'ufficio legislativo, Paolo Carpenteri. Scrivono i militari in un'informativa: «Diverse comunicazioni documenta che Amorosino sia confrontato sul piano tecnico e giuridico con Carpentieri in ordine al parere sul ricorso, concordandone in parte il contenuto di inammissibilità e quindi favorevole per il gruppo Parnasi. Ciò appare in evidente violazione alle norme sul procedimento amministrativo». Non solo, secondo le indagini il docente ha ricevuto, «in via informale, il parere, verosimilmente prima che lo stesso venisse ufficialmente adottato e depositato». Anzi, con Carpentieri i consulenti di Parnasi si organizzano: «Costruiamo un parere in modo da farlo uscire dall'ufficio legislativo in maniera che sia inammissibile e improcedibile».
Per Palazzo Chigi, invece, è direttamente un collaboratore di Parnasi a contare su rapporti importanti. Scrivono i carabinieri: «Carlo Notamurzi, titolare dell'ufficio per la concertazione amministrativa e il monitoraggio della Presidenza del Consiglio, nonché responsabile unico del progetto per il nuovo stadio della Roma per la Presidenza del Consiglio risulta avere un rapporto privilegiato con Simone Contasta (arrestato mercoledì, ndr) al quale, in più occasioni, manifesta la propria disponibilità ad intercedere con vari enti pubblici e Ministeri, tra cui il comando dei vigili del Fuoco, per agevolare la gestione del progetto del nuovo stadio».
LA STRATEGIA Parnasi e i suoi puntano anche a realizzare gli obiettivi imprenditoriali contando sulla necessità di consenso elettorale dei Cinquestelle. In una conversazione intercettata, Parnasi spiega a un collaboratore come vuole rientrare dai debiti contratti per la realizzazione dello stadio con la creazione di un fondo. «Una volta che tu hai le carte in mano, tutto preciso eccetera, io ho il modo, ci andiamo insieme a parlare con Lanzalone... facciamo dare il mandato da Ideafimit a Lanzalone, così ci risolve il problema... facciamo uscire gli articoli che i Cinquestelle stanno bloccando tutti i beni di Roma, Di Maio che deve prendere voti si comincia a preoccupare, non so se mi spiego».
LA CONSULENZA IPA Intanto emergono altri dettagli sugli incarichi che Luca Lanzalone aveva in Comune. Come la consulenza all'Ipa. Perché, dopo avere ottenuto l'incarico come commissario straordinario dell'Istituto grazie all'intervento di Lanzalone, Fabio Serini avrebbe conferito allo studio dell'uomo di fiducia del M5S una consulenza. La determinazione del commissario straordinario è del 2018 e affida allo studio Lanzalone & partners una consulenza da 11.562 euro per la redazione di un parere legale «relativo alla corretta applicazione del contratto per il servizio erogazione prestiti in favore degli iscritti» a nome del collega di studio di Lanzalone.
La prima nomina, Serini, l'avrebbe avuta proprio grazie a Lanzalone che intercettato racconta di avere segnalato il suo nome alla Raggi: «Quando lei mi ha chiesto un nominativo per una persona da mandare lì, ho segnalato il tuo, perché ti ritengo una persona capace». Racconta al suo socio Luciano Costantini che il commissario si sarebbe anche lamentato: «Mi fa tutto un panegirico, invece, sul discorso dell'Ipa... che adesso lui, insomma, gli sembra di essere poco remunerato».
ESIGENZE CAUTELARI Durante l'inchiesta gli inquirenti si sono scontrati con un muro di omertà: da parte dei collaboratori di Parnasi, ma anche dei partiti che hanno ricevuto i soldi da lui. E' in un passaggio con cui il gip giustifica le esigenze cautelari a suo carico: Parnasi deve stare in carcere, perché potrebbe inquinare le prove. I magistrati stanno ancora lavorando, ma le condotte, «alcune delle quali ancora non oggetto di contestazione devono essere compiutamente accertate attraverso l'escussione di persone informate sui fatti vicine sia ai componenti del sodalizio che ai funzionari/politici che hanno ricevuto le erogazioni in approfondimento». Per il giudice è ovviamente centrale il rapporto «omertoso, mantenuto da alcuni dei dipendenti del gruppo, oppure dei componenti, non indagati, «delle fondazioni/associazioni collegate ai politici/funzionari che hanno ricevuto sotto varie forme le erogazioni».