15/06/2018 13:22
IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI / V. ERRANTE / S. MENAFRA) - Una dote, di certo, a Luca Parnasi non mancava: il fiuto, anche in politica. E così già a gennaio scorso ipotizzava, e sperava in un'alleanza Lega-cinquestelle. Amico e finanziatore della prima e, come dice al telefono, «sodale» dei secondi. La rete dell'imprenditore, ora in carcere con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, copriva comunque l'intero arco costituzionale. Anche se i rapporti più forti erano con la Lega.
4LA PREVISIONE È gennaio, Parnasi è preoccupato per l'atteggiamento dei Cinquestelle, che devono sostenerlo fino alla fine dell'iter dello Stadio di Tor di Valle e per progetti futuri, ma sa che oramai si è accreditato: «Questi sono Cinquestelle, irresponsabili e se ne fregano, ora come andiamo alle elezioni? Noi in questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilità, incontrerò anche la Lombardi e secondo me, se vuoi la previsione di Luca Parnasi? C'è un rischio altissimo che questi facciamo il Governo, magari con Matteo Salvini insieme, e quindi noi potremmo pure avere... incrociamo le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto». Anche con il partito verde, i rapporti sono ottimi. E anche loro sono stati inseriti tra quelli da sostenere alle elezioni.
PER LA LEGA CENTO E CENTO È febbraio scorso quando, nel fare il punto dei finanziamenti, Parnasi dice a un suo fidato, con linguaggio «criptico», commentano i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma: «Per la Lega c'abbiamo cento e cento», affermando che è possibile utilizzare due società del gruppo. I pm Paolo Ielo e Barbara Zuin sostengono che per «cento» si intendano migliaia di euro anche se per diversi candidati ci sono «tavoli elettorali». Resta la preoccupazione per le dazioni del 2015 alla Onlus di area, la Più voci: «Questa associazione era ovviamente legata alla Lega, io con Matteo, sono amico fraterno. Si fa campagna con me, siamo fuori, siamo proprio amici». Anche i suoi collaboratori sono preoccupati per i soldi a «Matteone leghista», come lo chiamano. Quando la dazione finisce sui giornali, il cugino si preoccupa: «Luca che si prende tutta la luce negativa, ieri la fondazione di Salvini voleva una dichiarazione e io ho fatto: Luca sei matto?, cioè tu per leccà il culo a Salvini ti prendi tutta la merda? Eh, ma io come gli dico a Matteo?» gli dici semplicemente che non si fa nulla».
LA CENA RISERVATA Nell'ambiente leghista, Parnasi vanta anche un'amicizia stretta anche con Giancarlo Giorgetti, uomo forte della Lega. Il 16 maggio scorso, mentre il manager è a pranzo con monsignor Liberio Andreatta, antica amicizia di Parnasi paragonabile solo a quella con l'eurodeputato pd Goffredo Bettini, arriva l'amico comune, oggi sottosegretario. Di questo rapporto si vanta anche con Luca Lanzalone: «Se hai bisogno, tieni conto io parlo anche con Matteo direttamente, però, in questo momento Giancarlo». E, dopo le elezioni, presenta al suo avvocato di fiducia proprio Giorgetti. L'incontro, si legge, avviene nel corso di una cena «riservata» a casa sua, considerata tra le utilità che il manager ha assicurato all'ex presidente di Acea. L'incontro sarebbe servito a completare l'opera di «infiltrazione», tanto che poi Parnasi esulta: «Il governo lo sto a fare io». A maggio, proprio con Lanzalone si sfoga: «Con il lavoro che abbiamo fatto io e te avevamo fatto il Governo», l'avvocato risponde di essere scocciato perché il governo sarebbe stato un'opportunità. «Manda un messaggio a Giancarlo (Giorgetti) che è qua», ribatte l'imprenditore.
L'INCONTRO CON CONTE Il 2 giugno, in effetti, Lanzalone si considera perfettamente inserito nei rapporti col governo. Al collega di studio Luciano Costantini, per il quale si parla anche di un incarico nel commissariamento di Atac, racconta la cerimonia del 2 giugno, dove è andato «con Luigi»: «Luca - si legge in un sunto - dice di aver detto a Luigi che è interessato alla nomina a commissario in qualche amministrazione straordinaria, piuttosto che Cassa depositi e prestiti. Dice che gli hanno presentato Conte, da cui una volta insediato avrà bisogno della firma sui fanghi»; Costantini, parlando di un ministero, dice che «Alfonso gli ha detto che vorrebbe portarlo ovunque, aspetta indicazioni da lui».
SOLO RAGGI MI HA AIUTATO Con i Cinquestelle romani, Lanzalone è disponibile anche se le continue richieste da parte della giunta comunale lo indispettiscono. Sempre con Costantini, commenta un favore che gli ha chiesto l'assessore al bilancio Lemmetti: «Ho detto, Gianni vediamo di capirci...allora noi già vi stiamo dando una mano su un milione di cose gratis et amore dei, perché vorrei far presente, non ci pensa mai nessuno però, dico, guarda, noi abbiamo ricevuto una cosa da una sola persona che si chiama Virginia Raggi e che mi ha nominato nel Consiglio di amministrazione di Acea! Punto, fine, chiuso».
L'IMPIANTO DEL MILAN Nel registro degli indagati compare anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Nel giugno 2017 si offre di presentargli il ministro dello Sport, Luca Lotti. L'obiettivo, oltre al completamento dello stadio di Tor di Valle, sembra essere il progetto dell'impianto per il Milan. A marzo scorso, Malagò, «assicura di avere un ottimo rapporto coi vertici della squadra», Parnasi risponde che «sicuramente troveranno un accordo quelli di Elliot e i cinesi, e che i tempi si stanno accelerando molto, tenuto conto che Sala vuole annunciare l'accordo entro il mese di giugno». All'appuntamento «operativo», Malagò chiede di portare il compagno della figlia, Gregorio, che viene effettivamente presentato a Parnasi. Il giovane è disponibile e, dopo una conversazione con Malagò sulla fattibilità del progetto Milan «sbloccando piazza d'Armi per San Siro», invita il ragazzo nella sede della sua azienda, proponendogli di «passare lavorativamente a Roma».
L'AIUTO ROBERTA LOMBARDI La candidata alla Regione per i cinque stelle, Lombardi, oggi capo dell'opposizione, riceve un aiuto indiretto, richiesto dal capogruppo in consiglio comunale, Paolo Ferrara e da Marcello De Vito. Il braccio destro di Parnasi, Giulio Mangosi, racconta com'è andata ad un amico: «Ieri sono salito parallelamente a bordo dalla Lombardi, quello che lei mi ha chiesto è chiaramente non da interno ma in coordinamento con Augusto che è il suo capo campagna che è stato il capo campagna della Raggi e ora sta lavorando con Di Maio. Io gli sto dando supporto su tutti i giornali locali».
LA RETE DEI POLITICI A febbraio partono le dazioni per i politici candidati ad ogni livello. Ad ognuno, spiega ai colleghi, saranno fatto una dazione tra i 4,5 e i 10mila euro, accompagnata da una telefonata. Nell'elenco cita Francesco Giro, Ciocchetti, Buonasorte, Polverini, Minnucci, Sbardella, Pirozzi. Ma tra le persone in cui entra in contatto ci sono persone di ogni schieramento, compreso il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Chiaro è l'obiettivo: «Ho dimenticato qualcuno?Se c'avessimo tutto approvato, nessuno più a rompere i coglioni, potrei pure capito? Fare il fuggiasco». E, ovviamente, i nuovi partiti: «Domani c'ho un altro meeting dei Cinque Stelle, perché pure ai Cinque Stelle gliel'ho dovuti dare eh». E quindi ad un'amica confida: «Con sto mondo 5 stelle, ormai proprio sodali»
IL VERBALE DI BERDINI Come siano andate le cose per lo stadio lo racconta a verbale l'ex assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, sentito dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalla pm Barbara Zuin il 31 maggio. La prima domanda è descrivere il ruolo di Lanzalone nella vicenda «stadio». «E' arrivato in Campidoglio all'inizio del 2017 con un suo staff. La prima volta che l'ho visto era stato invitato direttamente dal sindaco ed è arrivato con due persone...la posizione del Comune - e del Movimento - era all'epoca assolutamente contraria al progetto Stadio ed io la condividevo». Ma poi, dice Berdini, Lanzalone «Ha iniziato ad operare come fiduciario della sindaca, proprio nello stesso contesto, anche temporale, ho iniziato ad avvertire un cambiamento di atteggiamento da parte di sindaco e vicesindaco in relazione alla questione stadio». Berdini racconta come alle riunioni partecipassero, con sua sorpresa, gli onorevoli Bonafede e Fraccaro. E aggiunge: «Lanzalone influiva sull'esercizio delle funzioni pubbliche, quale consulente di fiducia del sindaco,lo assisteva e influiva su tutte le decisioni assunte sulla vicenda stadio... di fatto svolgeva le funzioni dell'assessore per la questione stadio, operava in stretto rapporto con il sindaco, io sono stato di fatto espropriato della mia funzione».