27/06/2018 14:36
IL TEMPO (A. OSSINO) - Il tribunale del Riesame ha deciso: i collaboratori del costruttore Luca Parnasi resteranno in carcere. È questa la decisione che i giudici di piazzale Clodio, chiamati a esaminare le misure cautelari relative all’inchiesta sul nuovo stadio della Roma, hanno preso nei confronti dei quattro manager della società Eurnova, del gruppo Parnasi. Insomma, Gianluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri resteranno in carcere, in attesa di difendersi da un’accusa che pesa come un macigno: associazione a delinquere. Una decisione, quella di rigettare l’istanza presentata dai legali degli indagati (accusati di aver creato una «struttura societaria criminale»), in linea con quanto sostenuto dal sostituto procuratore Barbara Zuin, che aveva espresso un parere negativo. Il magistrato infatti aveva definito Nabor Zaffiri come un uomo «spregiudicato», disposto «alla commissione di illeciti al fine di nascondere la reale finalità di illecite erogazioni di denaro in favore di soggetti pubblici in grado di rafforzare le possibilità di soddisfazione delle esigenze del gruppo (specie per la vicinanza politica al mondo “5 stelle”)». Su Gianluca Talone invece, il pm titolare dell’indagine che sta facendo tremare le fondamenta di uno stadio non ancora costruito aveva ricordato che «non può non tenersi conto» che rischia una pena superiore ai 3 anni di reclusione. Inoltre avrebbe negato, «anche contro l’evidenza», «di essere a conoscenza del modo di operare del Parnasi». Dunque tutti in carcere. E così tra i manager di Eurnova l’unico ad ottenere la scarcerazione è stato Luca Caporilli. L’indagato, adesso ai domiciliari, il 22 giugno scorso ha ottenuto l'ok a lasciare Regina Coeli. Del resto le sue ammissioni sulle dazioni di denaro hanno aiutato parecchio gli inquirenti a ricostruire quel «sistema Parnasi» disposto a finanziare chiunque, lecitamente o meno, pur di realizzare i propri progetti imprenditoriali.
Adesso il tribunale del Riesame dovrà valutare le altre istanza, in particolar modo quelle presentate dai legali dell'ex assessore del Pd, Michele Civita e del vicepresidente del consiglio regionale, Adriano Palozzi (Forza Italia). Su Civita la procura ha speso parole più tenui rispetto alle accuse iniziali: «Ha ammesso i fatti, mostrando comunque pentimento e rammarico per la superficiale richiesta rivolta al Parnasi, poi non sostanziatasi nell’effettivo conferimento di utilità alcuna», si legge nel parere espresso dal pm. Ad ogni modo la partita processuale è solo all’inizio. Ma intanto la procura di Roma ha ottenuto il primo ok, superando la valutazione dei giudici del tribunale del Riesame.