15/06/2018 13:39
LEGGO (E. CHILLE') - «L'inchiesta sullo stadio della Roma è un vero e proprio trattato sul mondo delle relazioni tra lobby e politica in Italia». Non usa mezzi termini Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, nel presentarsi in Senato per esporre la relazione annuale sulla corruzione. A meno di 24 ore dal terremoto che ha portato all'iscrizione di 27 persone nel registro degli indagati (con nove misure cautelari), il numero uno dell'Anac ha chiesto con forza misure più stringenti per contrastare la corruzione in tutta Italia.
«Al di là di quanto sarà accertato in sede penale, è chiara la presenza di un mondo appannato in cui i rapporti si stringono anche senza dover passare subito all'incasso, per mantenere ben oliato il meccanismo» - ha spiegato Cantone - «la stessa inchiesta, però, dimostra che c'è anche chi dice di no, come l'assessore milanese Maran che non si lasciò corrompere e rifiutò una casa». La giornata di ieri, però, è stata anche l'occasione per stringere un impegno con il Governo sulla regolamentazione dei rapporti che la politica ha con lobby e fondazioni: «A differenza dei partiti, che devono documentare per legge ciò che spendono, godono di maglie più larghe e possono avere un ruolo più importante nel finanziamento alla politica. Va stabilito con più precisione cosa è lecito e cosa non lo è». È anche per questo che Cantone, in Senato, ha chiesto e ottenuto la massima disponibilità dal Governo: «Occorre fare attenzione sul Codice per gli appalti, non possiamo fare passi indietro perché questa inchiesta ha dimostrato, ancora una volta, che la corruzione è il male assoluto».