19/06/2018 14:33
IL MESSAGGERO (A. BASSI - L. DE CICCO) - Lo stadio a Tor di Valle «è uno schifo, ma si fa», diceva al telefono il dirigente di Palazzo Chigi responsabile del progetto. E per un'involontaria - e comica - coincidenza temporale, proprio nel giorno in cui l'intercettazione è venuta fuori dalle carte della maxi-inchiesta, l'assessore all'Urbanistica della giunta Raggi ha detto a microfoni aperti che «lo stadio ci sarà». Di più, «se la procedura - ha aggiunto Luca Montuori - come crediamo, risulta corretta, potrà andare avanti». Suona strano, perché la due diligence annunciata da Raggi su tutti gli atti della conferenza dei servizi non è nemmeno partita, come confermano fonti del dipartimento Urbanistica. La task force che dovrà setacciare i pareri firmati dal funzionario finito sotto inchiesta, i flussi di traffico falsati dai privati («sarà il caos», dicevano al telefono), gli atti sul vincolo rimosso dal soprintendente Prosperetti, anche lui indagato, non si è neanche insediata. «Nel futuro di questa città ci sarà lo stadio della Roma», diceva però ieri Montuori. Salvo poi frenare in serata: «Dobbiamo tutelare l'amministrazione, guarderemo le carte, faremo le nostre valutazioni e quando avremo una risposta andremo avanti».
LO SCONTRO Dopo la retata di mercoledì scorso, la tensione attorno a questa controversa operazione immobiliare è alle stelle. Il M5S è spaccato e in queste ore nelle chat interne turbinano messaggi di ogni tipo, tra il fronte «stadista» e chi dopo gli arresti per mazzette vuole fermare tutto. Ci sono poi i tecnici, che dicono «non firmiamo niente» fino a quando non sarà tutto chiarito, anche perché, ammettono ai vertici del dipartimento, «le carte stanno svelando tante ombre anche sugli atti pubblici». Per dire, tra i dirigenti dell'Urbanistica ora circola l'idea di registrare tutte le riunioni della due diligence.
Ieri intanto il Codacons e il Tavolo della Libera Urbanistica, guidato dall'architetto Francesco Sanvitto - grillino epurato - hanno fatto sapere che oggi sarà depositato un esposto alla Procura di Roma per accertare eventuali responsabilità di Comune e Regione, «esposto in cui si ripercorrono le tante denunce e diffide presentate dall'associazione in sede di Conferenza dei servizi e le gravi irregolarità del progetto Tor di Valle che ora, a seguito delle indagini della magistratura, acquisiscono enorme valore amministrativo e penale», dicono i promotori. Il Codacons ha anche diffidato Raggi per sottoporre con urgenza il progetto stadio al Consiglio comunale «al fine di decretarne l'annullamento definitivo. Se la Raggi non accoglierà la richiesta, sarà inevitabile chiedere al Tar la nomina di un commissario».
L'ENTE STATALE In questa girandola impazzita di accuse, polemiche e dissidi, la sindaca e il suo staff ragionano su come sia possibile, eventualmente, portare avanti l'operazione. E lo stesso si chiede la Roma. Se il progetto sopravvivesse mai alle accuse di corruzione, toccherebbe trovare un privato disposto a rilevarlo e a comprare i terreni. Ma chi? Ieri si è fatta viva l'Invimit, società controllata interamente dal Tesoro, che ha proposto di prendere il posto di Parnasi nella costruzione dello stadio. La mossa è del presidente della società, Massimo Ferrarese. Invimit, ha spiegato, «detiene un fondo creato appositamente per questo tipo di investimenti che intendiamo utilizzare per la costruzione di impianti sportivi in altre realtà italiane con le cui amministrazioni locali sono tuttora in corso trattative». In realtà, raggiunto telefonicamente dal Messaggero, Ferrarese ha chiarito che Invimit non potrebbe comunque agire su terreni privati, ma soltanto riqualificare e valorizzare beni pubblici. Insomma, lo stadio Invimit non potrebbe sorgere a Tor di Valle, ma dovrebbe essere trovata un'area pubblica sulla quale elaborare un nuovo progetto. L'idea del presidente, il cui mandato peraltro è in scadenza, sembra di difficile realizzabilità.