03/07/2018 16:05
LA STAMPA (E. IZZO) - Luca Parnasi a un passo dalla scarcerazione. La procura di Roma ha espresso, infatti, parere favorevole agli arresti domiciliari nei confronti del costruttore e ora a decidere nelle prossime ore sarà il gip di Roma, Maria Paola Tomaselli. Alla base del parere positivo dei pm della capitale la collaborazione prestata da Parnasi nel corso del lungo interrogatorio della scorsa settimana. Un racconto fiume, durante il quale l'imprenditore ha parlato con i magistrati ammettendo di aver «pagato» profumatamente tutti i partiti politici. Spiegando di averlo fatto, perché «sono i politici a cercarti per essere finanziati, e se non lo fai sei fuori dai giri che contano». Una strategia difensiva, quella adottata dai legali di Parnasi, che ha il chiaro obiettivo di far passare l'imprenditore come la vittima di un sistema nel quale chi non «paga» resta fuori dai giochi degli appalti per le grandi opere pubbliche. Il costruttore ha spiegato, infatti, al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Barbara Zuin, che lo hanno ascoltato per 11 ore di aver erogato soldi a tutti i partiti: «Dalla Lega al Pd, ma anche al Movimento 5 Stelle e a Fratelli d'Italia». E non solo. Parnasi, infatti, ha ammesso anche le tangenti «mascherate» da consulenze per l'ex presidente di Acea e uomo forte dei 5 Stelle, Luca Alfredo Lanzalone di fatto «incastrandolo». Anche grazie alle dichiarazioni rese dal costruttore l'indagine del Nucleo Investigativo dei carabinieri sul giro di «mazzette» messo in piedi attorno alla costruzione del nuovo stadio della Roma va avanti spedita. Al centro degli accertamenti ci sono i circa 300 mila euro investiti dall'imprenditore nell'ultima campagna elettorale: 150 mila dati per una consulenza alla fondazione Eyu, legata al Pd del tesoriere Francesco Bonifazi, 100 mila euro alla Lega del vice premier e ministro dell'Interno Matteo Salvini, e altri 60 mila spesi per cene e manifesti per alcuni politici. Tra questi ultimi ci sono anche i due avvocati romani, Mauro Vaglio e Daniele Piva entrambi candidati - e non eletti - con il M5S alle elezioni politiche del 14 marzo. I due famosi legali erano stati personalmente scelti dal vice premier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e dallo staff del M5S. Ad ora non è chiaro se i finanziamenti siano leciti o meno, anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell'erogazione, stando all'accusa e all'ultima informativa dei carabinieri datata 20 giugno, lascerebbe presumere una natura illecita. Intanto, dopo Parnasi, potrebbero decidere di parlare anche i suoi collaboratori, oggi detenuti: i dirigenti di Eurnova, Simone Contasta e Giulio Mangosi; l'avvocato Nabor Zaffiri e il commercialista, Gianluca Talone.