28/08/2018 13:28
Quando Emiliano Rigoni nasceva, il 4 febbraio 1993, Francesco Totti si preparava al suo esordio in Serie A. Roberto Mancini, invece, era già una stella. Ieri sera, davanti allo storico capitano della Roma e al c.t. della Nazionale, che lo aveva voluto allo Zenit, Rigoni si è presentato come meglio non avrebbe potuto: era il suo debutto con l’Atalanta, ha segnato al primo tocco in area e poi ha realizzato una doppietta lasciando sul posto gente come Manolas, Fazio e Florenzi, che neppure cinque mesi fa giocava la semifinale di Champions. [...] Il tecnico se li gode, batte le mani durante lo splendido primo tempo della sua squadra, e le batte anche al 90’, nonostante un pareggio che sa di beffa: «Da una parte – spiega – sono soddisfatto perché avevamo tanti ragazzi, un gruppo nuovo che ha messo in mostra personalità e sicurezza. Ma dall’altra sono deluso perché ci è sfuggita una vittoria che avremmo meritato». [...] Un assedio, quello dell’Atalanta, guidata dai guizzi di Rigoni e dalla serata di grazia di Zapata: «Duvan ha fatto una grande partita, la sua migliore da un po’ di tempo, bene anche Pasalic. In attacco abbiamo fatto delle ottime cose, belle da vedere e anche concrete, pur nella loro semplicità, dietro è mancato un po’ di rodaggio fino a che non ho messo Toloi».
[...] Serie A che però dalle 22.30 di ieri sera è archiviata: c’è un’Europa League da conquistare, andando a prendere la qualificazione a Copenaghen. È la priorità dell’Atalanta e dei suoi calciatori e Gasperini non lo nega: «I tifosi ci tengono tantissimo e noi vogliamo regalare loro questa gioia. Ci basta un gol, è vero, come è vero che il pareggio dell’andata è stato casuale, perché facciamo tante reti. Ma non dobbiamo ragionare in questo modo, dobbiamo pensare solo che vogliamo giocare l’Europa League». [...] Sorride, l’allenatore dell’Atalanta, ancora una volta. Prima di togliersi un sassolino dalla scarpa: «Non è vero che non ho allenato un grande club, l’ho fatto con l’Inter, ma all’epoca finiva dietro Genoa e Atalanta, quindi magari erano queste le grandi squadre. E poi non è vero che non ho allenato grandi calciatori, sono qui a Roma e penso a Perotti, ma alla fine questi sono discorsi che contano poco. Per noi, adesso, conta solo l’Europa League». Da conquistare con i suoi fedelissimi, ma anche con quei calciatori che ieri sera hanno sfiorato il colpaccio e lui chiama già «i miei ragazzi».
(Gasport)