17/09/2018 16:14
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Surreale. La Roma riesce a farsi rimontare anche dal Chievo all’Olimpico, al termine di una partita che aveva messo in discesa con merito, dando segnali di risveglio. Una volta raggiunto il doppio vantaggio con El Shaarawy e Cristante, al netto di qualche dormita difensiva nel finale di primo tempo, si era messa a controllare, gestire, fino a quando ha preso un gol nato dal nulla, si è spaventata, fermata e, come a San Siro, si è «fatta» un altro gol da sola tornando incredula a centrocampo sul 2-2. E se Olsen non fosse volato a deviare sulla traversa il destro finale di Giaccherini, staremmo parlando addirittura di una sconfitta.
Così non va, così è troppo. Un incubo. Cinque punti in quattro partite sono una miseria e mettono la Roma già a distanza siderale dalla Juve e lontana dal Napoli. Per ritrovare una partenza così deficitaria bisogna tornare alla prima stagione dell’era americana, 2011/12, con Luis Enrique in panchina. E l'ultimo a fare peggio di questa Roma era stato Ranieri l’anno precedente, che in avvio racimolò due punti in quattro match. Ricordi nefasti, visto che con l’asturiano i giallorossi hanno chiuso il campionato al settimo posto fuori dalla zona Europa mentre la stagione precedente portò all’avvicendamento Ranieri-Montella e un malinconico sesto posto finale.
La Roma di oggi è partita per ben altri obiettivi, con un centrocampo rivoluzionato sul mercato e un portiere di verso, certo, ma anche con innesti di livello scelti da Monchi in aggiunta a parecchi pilastri della squadra che ha appena cinque mesi fa stava giocando la semifinale di Champions. E invece eccola di nuovo a contorcersi in una delle sue crisi inspiegabili e ricorrenti, in cui tutto sembra da buttare, dall’allenatore che non riesce a trovare un assetto definito (a conti fatti dannoso il cambio di assetto con De Rossi accanto a Nzonzi), i giocatori che hanno perso certezze e in qualche caso stimoli (perché Dzeko si ferma e sta sempre a testa bassa?), uno stadio che pur tifando e sostenendo la Roma anche dopo il 2-2 è diventato una sorta di complesso, una società che non riesce a ottenere dai suoi tesserati un rendimento costante e all'altezza del monte ingaggi. La foto simbolo dell’incredibile mattinata di ieri e del momento generale è la goffaggine di Kolarov sul secondo gol. Lui, che l’anno scorso giocava prima con il suo sguardo sicuro e sfacciato, poi con i piedi. Adesso il serbo e la Roma sembrano smarriti, con la prospettiva peggiore a stretto giro: affrontare mercoledì i più forti del mondo a Madrid in Champions.