22/09/2018 01:47
AS ROMA MATCH PROGRAM - Ha fatto la storia del Bologna. Partì dalla C, in seguito al fallimento della proprietà di Piero Gnudi, e riuscì a portare il club a giocare una semifinale di Coppa UEFA finita in rissa col Marsiglia (1999). Prima pure la Coppa Intertoto vinta e la Serie A mantenuta per otto stagioni consecutive. Obiettivi non facili da raggiungere nell’epoca delle sette sorelle del campionato: Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Parma e Fiorentina. Nell’epoca di Agnelli, Berlusconi, Moratti, Sensi, Cragnotti, Tanzi e Cecchi Gori – gli Anni 90 – il suo Bologna riuscì a ingaggiare giocatori come Roberto Baggio e Giuseppe Signori. Lui, Giuseppe Gazzoni Frascara, oggi ha 83 anni ed è presidente onorario della società rossoblù, sotto la gestione americana di Joey Saputo. Ma il calcio non è mai uscito dalla sua vita. Soprattutto per l’epilogo della sua esperienza da proprietario, la retrocessione del 2005 che ancora oggi brucia. “E non solo dal punto di vista sportivo…”, dice lui che è stato pure tra i principali accusatori di Calciopoli, proprio per quella stagione.
Campionato 2004-2005, un epilogo non scritto.
“Retrocedemmo nel modo peggiore, perdendo lo spareggio decisivo con il Parma. Fu l’unica volta sotto la mia presidenza. Non doveva accadere, non poteva accadere. Eravamo settimi a un mese dalla fine del torneo, poi scendemmo di categoria. La vicenda è nota e si risolverà definitivamente in tribunale. Il tempo, in ogni caso, è un buon medico e lenisce le ferite”.
Dopo la retrocessione, lei decise di vendere il club.
“Fui costretto, andare in B rappresentò un danno economico non indifferente per il sottoscritto e la società. Possiamo quantificarlo in decine di milioni di euro. Anche perché a quel punto non riuscii nemmeno a compensare con la vendita di calciatori. Sa, i calciatori sono una categoria particolarmente protetta. Come pure voi giornalisti… (ride, ndr)”.
Protetta?
“Se hanno un contratto e decidono di rispettarlo, non puoi farci nulla. All’epoca avevo diversi elementi sotto contratto che rappresentarono un costo importante per il club. D’altronde, venendo meno la Serie A, vennero meno pure tante altre entrate. Mica come adesso…”.
Spieghi.
“Ci sono società che scendono di categoria e ottengono un premio di una decina di milioni di euro. Il cosiddetto paracadute. Ai miei tempi non funzionava così…”.
Quindi, non ricorda con nostalgia qualche suo calciatore?
“Ma sì, esistono delle eccezioni come Baggio, Signori, Torrisi, Marocchi. Giancarlo qualche volta lo incontro anche dal barbiere. Gli svedesi Andersson e Ingesson, quest’ultimo scomparso di recente. Ho avuto gente forte nel Bologna”.
Delle sfide con la Roma cosa ricorda?
“Ci fu un contenzioso nel 2003-2004 per alcune mie dichiarazioni sui pagamenti dei debiti tributari, come Irpef, Iva, Irap. Era la società di Sensi, ma poi chiarimmo”.
Che rapporto aveva con Franco Sensi?
“Ci parlavamo spesso in Lega Calcio, lui ci passava più tempo di me lì. Era informato su tutto. La Roma resta una squadra simpatica e la seguo sempre con un occhio particolare. Pure oggi”.
S’è fatto un’idea dell’attuale gestione societaria giallorossa?
“Non conosco Pallotta, ho condiviso parecchie scelte operate negli ultimi tempi. Tipo vendere Alisson al Liverpool per tutti quei soldi. L’unica che ho capito meno è stata la cessione di Strootman, ma avranno avuto validi motivi”.
Lei è presidente onorario del Bologna di Saputo.
“Saputo è un top gun dei presidenti. Ha già messo tanti soldi nel Bologna e bisognerebbe riconoscerglielo. Va ringraziato, altrimenti il club si sarebbe trovato in brutte acque”.
Però la squadra di Inzaghi è ancora a 1 punto e zero gol segnati.
“Ci vuole tempo, come per ogni cosa. Bisogna concedere esperienze ad alcuni nuovi acquisti, soprattutto dar modo che possano entrare in forma per dare un contributo”.
Oggi come lo vede il calcio?
“In tv. Vado alle partite del Bologna allo stadio, il resto lo seguo da casa in televisione. Mi sto appassionando al calcio inglese e in generale cerco di informarmi su tutto. Difficile restare distaccati dal pallone, anche solo da osservatori. È uno sport talmente popolare che se ne parla ovunque”.
Lo sa che il Bologna l’ultima vittoria al Dall’Ara con la Roma la raggiunse nel settembre 2004, proprio sotto la sua presidenza e proprio nella stagione di quella retrocessione?
“Non ci avevo pensato, francamente. E credo che la tradizione resterà tale anche nella prossima partita di domenica”.
Vuole sbilanciarsi in una previsione?
“Sulla carta è 2 fisso. Se va bene finisce in pareggio, se avverrà un miracolo vincerà il Bologna. Ma la vedo difficile, nonostante le difficoltà della Roma in questo periodo”.