IL PUNTO DEL LUNEDI' - CROSETTI: "Roma senza Alisson, Strootman, Nainggolan e cuore" - CARMELLINI: "Una squadra di morti che camminano"
24/09/2018 16:17
La crisi è servita. La Roma cade anche a Bologna rimanendo a 5 punti conquistati in 5 giornate, frutto di una vittoria ormai più di un mese fa col Torino, due pareggi con Atalanta e Chievo in casa e la sconfitta di ieri che fa il paio con quella di Milano e segue quella rimediata a Madrid per 3-0 in Champions League. Sul banco degli imputati, ai primi posti, c'è il tecnico Eusebio Di Francesco.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Mancano 10 minuti al termine di Bologna-Roma: l'immagine televisiva con Di Francesco seduto in panchina, impotente e desolato, è la fotografia del momento giallorosso. La crisi è certificata, profonda, grave e preoccupante. In queste prime cinque giornate tutte le big del campionato hanno convissuto, chi più chi meno, con i loro problemi di assestamento, tutte però hanno dimostrato di essere vive e fortemente motivate. L'esatto contrario della Roma, assolutamente priva di anima e idee; i calciatori non corrono, né tanto meno lottano e si aiutano tra di loro. Oggi non ha più senso discutere sulla campagna acquisti, è obbligatorio capire come venirne fuori. Preoccupa sentire Di Francesco al termine della gara che lui per primo non sappia quali siano le soluzioni da prendere. Non è certo l'unico colpevole, con lui lo sono giocatori e dirigenti, ma il calcio in questi casi è impietoso. Cambiare uomini e moduli non ha sortito effetti, anzi ha alimentato la confusione, la squadra non ha uno straccio di gioco, quello della passata stagione è letteralmente svanito. La Roma vista in campo sembra allo sbando, con calciatori impacciati e presuntuosi. I numeri sono impietosi: 5 punti in altrettante gare (10 l'anno scorso), 9 reti subite, seconda trasferta consecutiva persa, quando un anno fa, fuori casa, perse solo contro la Juventus. Il tempo per correre ai ripari è ridotto al minimo, le prossime due gare con Frosinone e l'ottima Lazio che ha abbattuto il Genoa saranno fondamentali non soltanto per il futuro dell'allenatore, ma per lo stesso club che rischia una stagione fallimentare. Il presidente Pallotta si è detto disgustato, provi a immaginare come si sentono i tifosi.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Il portiere non c’è più, l’ordinatore di centrocampo non c’è più, la furia belga non c’è più e la Roma non c’è più. Il campionato prende atto dello smantellamento scientifico di una squadra che era quasi arrivata in finale di Champions e che ora sembra al finale di sé. La Roma schiantata al Bernabeu dal Real, va a Bologna e riperde come se il Bologna fosse un Real. La Roma senza Alisson, Strootman, Nainggolan, cuore. La Roma che prende due gol da una squadra che finora, senza offesa, ne aveva segnati zero. La Roma che incassa poco meno di due reti a partita, sono già 9 in 5 gare e dopo il Frosinone avrà il derby, una montagna e forse l’ultima fermata per Di Francesco. Anche perché la Lazio ne ha vinte quattro di fila e di nuovo vola, invece la Roma è lentissima, catatonica.
Che giorni duri, povero allenatore. Prima lo sputo al figlio con quelle allusioni razziste mai dimostrate, così la vergogna e l’offesa sono doppie; poi Madrid, che poteva evocare la vertigine del Barcellona ma è tutta un’altra storia, come se invece di qualche mese fossero trascorsi secoli e tutti a togliere, a perdere, a smarrire. Infine Bologna, lo sprofondo di una squadra senza più nulla dentro, incapace di reagire, forse addirittura di provare dolore.
Ma non è un caso. Qui c’entra poco o nulla la condizione atletica, cosa importa se Dzeko sta girando a vuoto. Altro è il diluvio che s’abbatte. Il presidente americano disgustato? E i tifosi, allora?
Perché l’equilibrio di bilancio sarà pure un sacro dogma e non si può ignorare, le cessioni a un certo punto diventano obbligatorie ma se per anni hai speso 700 milioni per farti umiliare da una squadra piena di debuttanti, allora il guasto è totale. Fa malinconia guardare la faccia di Totti in tribuna, e quasi tenerezza scavare nelle espressioni smarrite di quelli in campo: sembrano bambini della scuola calcio alla prima domenica importante su un prato spelacchiato, contro avversari di tre o quattro anni più grandi di loro. E sarà pure una strana suggestione, ma nella mente dei romanisti ancora sta volando Gervinho in quella cavalcata pazza, l’erba del Parma è felice, i ricordi della Roma tutti dolorosi, il presente carestia e siccità.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
[..] Non esiste ancora la Roma, non possono giocare insieme Cristante e Pellegrini, due che non inseguono l’avversario che riparte. Sono giovani e leggere le ali, il risultato è che nessuno marca quando il pallone è agli avversari, non c’è fase difensiva. Questa è la realtà tecnica. Quella più prosaica è che la Roma non può permettersi se stessa, deve disfarsi ogni stagione e ricominciare. Non è un disonore, è quasi un obbligo, basta saperlo dire. [..]
LA STAMPA (GARANZINI)
A quota 5, dove galleggiano mestamente Torino, Atalanta e Milan, con una partita in meno, sta affondando la Roma. Messa sotto, nientemeno, dal Bologna, dopo la rimonta subita dal Chievo e la pesante sconfitta di Madrid. Al di là delle scelte di Di Francesco, che ha aggiunto sale alle ferite scaricando le colpe sulla squadra, molto carente è sembrata la condizione atletica. Nella Roma corrono in pochi, molti camminano e qualcuno come Pastore e Perotti si limita a passeggiare.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Sprofondo giallorosso. Sembra di esser tornati indietro nel tempo, una Roma così brutta, scoordinata senza gioco né idee, ma soprattutto senza un briciolo di personalità (i famosi attributi dei quali non si può scrivere apertamente su un giornale) non si vedeva da anni. A Bologna una prova vergognosa, senza attenuanti proprio nella partita che doveva segnare il ritorno dei giallorossi dopo l ’assurdo e per certi versi premonitore pareggio col Chievo e il ko di Madrid. Invece dal Dall’Ara arriva un altro clamoroso harakiri della squadra di Di Francesco che non va oltre un’imbarazzante quanto giustissimo ko. Contro il Bologna, che nelle prime quattro giornate aveva fatto un solo punto nel pari a reti inviolate contro il Frosinone e che non aveva ancora segnato un gol, si compie il suicidio romanista: gli uomini di Di Francesco riescono a fargliene segnare addirittura due e resta difficile trovare qualcuno da salvare.
In una squadra di morti che camminano, che se non gioca contro l'allenatore comunque non lo segue. Perchè è chiaro come Di Francesco non sia riuscito a trasmettere al suo gruppo una mentalità, per non parlare del gioco e nemmeno la percezione della delicatezza del momento. Questa Roma non è più una squadra alla faccia delle dichiarazioni di facciata della vigilia, nelle quali il gruppo aveva annunciato una «battaglia» per il riscatto. E invece l 'amarissimo bilancio racconta di cinque punti in cinque partite: media retrocessione che mette i giallorossi nella colonna «povera» della classifica. Solo sette gol realizzati e addirittura dodici quelli incassati e fin qui un solo successo nelle partite giocate (Champions compresa). Troppo poco e Di Francesco si risveglia nel bel mezzo di un incubo: ma stavolta è tutto vero. Impossibile non pensare al recente passato, alla cessione di pedine «pesanti»: contestate dalla tifoseria alla quale la società aveva risposto con un secco (i conti si fanno alla fine). Ma forse pensare di pote rfar meglio della straordinaria stagione passata (terzo posto e semifinale di Champions) è stato a dir poco un eccesso di zelo: tanto più se devi fare dei nuovi innesti e trovare un’identità diversa rispetto al passato. Cosa fin qui non riuscita al tecnico giallorosso che ora non sa più che pesci prendere. E della serie al peggio non c’è mai fine, tra tre giorni all'Olimpico arriva il Frosinone, ma soprattutto sabato prossimo c’è il derby. Se la Roma lo affronta così, potrebbe diventare il peggiore di sempre. Difficile far peggio di cosi? Probabile, ma perdere anche il derby potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso e risultare deleterio per Di Francesco
CORRIERE DELLO SPORT (I. ZAZZARONI)
Aveva chiesto il fuoco dentro, se l'è ritrovano addosso. Ora Di Francesco ha bruciature diffuse, dolorosissime, e la prospettiva del licenziamento. Al Dall'Ara ha mostrato una delle versioni più molli e smarrite della Roma, capace di resuscitare chi aveva preso un solo punto su dodici e perdippiù senza gol all'attivo. Prima della partita avevo sentito Monchi spiegare a Sky che lui lavora nel calcio da 20 anni e che molti suoi acquisti criticati a settembre si sono rivelati azzeccati più avanti. Ma questa Roma non ha settimane, giorni, ore, minuti da perdere: in Italia non si concedono crediti, né rate di tolleranza a nessuno, neppure a chi pochi mesi prima era giunto terzo in campionato e in semifinale di Champions.
IL ROMANISTA (P. TORRI)
Colpevoli.'Tutti. Nessuno escluso. La Roma a Bologna è stata un disastro. Come con l'Atalanta, il Milan, il Chievo, il Real Madrid. Gli indizi ormai sono ben oltre la prova. Serve altro per capire che questa squadra ha carenze strutturali che vengono ulteriormente evidenziate dal quattro-tre-tre? Che il gioco è rimasto, forse, solo nella testa di Di Francesco? Che non si ruba un pallone neppure per sbaglio? Che i giocatori che vanno in campo sembrano farti un favore? Che la Roma non ha mai dato l’impressione di essere una squadra, magari sbagliata, ma una squadra?
In questi casi, quando si prende atto che quello che avevi pensato in campo non si vede neppure un po', si cercano soluzioni alternative. La Roma fa il contrario. Continua a inseguire se stessa non capendo che quella sognata non c'è più e, con questa rosa; non ci potrà essere, al di là di qualunque discorso a proposito di spirito con cui scendere in campo, roba che questi calciatori non sanno neppure cosa sia. Colpevoli. Tutti. Nessuno escluso. Pure di costringerci, ora, a ricordare quella magica notte con il Barcellona, come l’inizio di tutti i problemi. Ci siamo riempiti la bocca e la testa con quella semifinale di Champions. Convincendoci che fosse l'inizio di un grande percorso. La realtà, invece, è che siamo andati fuori strada e non riusciamo a ritrovare quella giusta.
LEGGO (R. BUFFONI)
La Roma affonda. Il Bologna, che non aveva mai segnato, la batte 2-0 relegandola al 14° posto. Gode Pippo Inzaghi, che per il derby di sabato spedisce al fratello Simone una Roma parecchio ammaccata, col motore in panne e le ruote sgonfie. Sulla panchina giallorossa ci sarà ancora Di Francesco, che probabilmente si giocherà tutto proprio contro la Lazio. Nella storia della stracittadina capitolina una sola volta il ko è costato la panchina a un allenatore: accadde a Pioli, esonerato da Lotito dopo l'1-4 del 3 aprile 2016. Tracollo che aprì la strada della panchina biancoceleste proprio a Simone Inzaghi, che da quel momento (tentazione Bielsa a parte) non l'ha più mollata. Anzi, l'ha consolidata a suon di gol. Reti ritrovate in maniera copiosa ieri col 4-1 al Genoa. Caicedo, la cui conferma è stata voluta fortemente dal tecnico laziale, ha sbloccato il risultato e aiutato Immobile a rivestire i panni del capocannoniere.
Al derby mancano 5 giorni, ma in mezzo c'è un'altra giornata di campionato. Mercoledì la Roma vivrà una paradossale sfida-salvezza col Frosinone all'Olimpico mentre la Lazio farà visita all'Udinese. Capitoli impossibili da saltare prima di potersi tuffare nella sfida Capitale.