Appalto a metà prezzo per le manutenzioni della scala impazzita

25/10/2018 14:29

LA REPUBBLICA (L. D'ALBERGO - C. GENTILE) - Sul crollo della scala mobile alla stazione Repubblica della metro A adesso la procura procede per disastro colposo. I pm coordinati da
Giuseppe Pignatone hanno ricevuto le prime informative dalle forze dell’ordine e disporranno una consulenza tecnica per ricostruire la dinamica dei fatti. La fermata di piazza dell’Esedra rimane chiusa, sotto sequestro. Proprio come l’impianto collassato martedì sera sotto i piedi dei tifosi del Cska Mosca: nell’ultimo mese era stato riparato quattro volte per «piccoli guasti», spiegano da Atac. A occuparsi degli interventi sono stati gli operai di Metroroma Scarl. Dall’estate 2017, infatti, a gestire la manutenzione delle scale
mobili delle stazioni metro è il raggruppamento temporaneo d’imprese costituito da Del Vecchio srl e Grivan Group srl, che si è aggiudicato la gara grazie ad un ribasso del 49,73%. Da quasi 23 milioni a 11milioni e 510mila euro. Praticamente la metà della somma fissata
a base d’asta. Così, nel gennaio 2017, la Del Vecchio di ha sbaragliato la concorrenza e vinto la gara per la manutenzione degli ascensori nelle stazioni di tutte le metropolitane della capitale e delle ferrovie concesse per tre anni. Un ribasso record messo già in evidenza il 5 giugno 2017 da Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore che non ha convinto affatto le altre ditte concorrenti. In particolare la seconda classificata, il consorzio Del Bo scarl, che pure aveva proposto un ribasso del 39,78%. Ad Atac è stato chiesto un “sub-procedimento” di verifica di congruità dell’offerta. Stessa richiesta arriva dalla Kone, quarta classificata, che aveva proposto uno sconto percentuale del 37,77%. Entrambe minacciano ricorso in caso di mancata verifica di congruità. Atac procede. Il procedimento richiede alcuni mesi e si conclude positivamente. L’aggiudicazione definitiva avviene il 19 aprile 2017, il conseguente contratto con il consorzio che nel frattempo è diventato Consortile Metroroma Scarl, si stipula il 20 luglio 2017. Ora viene spontanea una domanda: come riesce un’impresa che ha
dimezzato i costi dei servizi richiesti ad assicurare un servizio adeguato ai livelli di sicurezza richiesti per legge? In Atac dicono che non è importante il ribasso, ma il controllo che viene effettuato sulla ditta vincitrice. Circa tre mesi fa un’indagine interna ha confermato la bontà degli interventi delle ditte appaltatrici, ma ha pure sottolineato che manca un software per controllare in tempo reale gli interventi certificati dal consorzio. Poi ci sono i sindacati. Da Filt Cgil a Fiadel Secil e Usb, tutte le sigle chiedono all’azienda di cambiare direzione, approntare gare non ispirate al criterio del massimo ribasso e addirittura pensare all’internalizzazione della manutenzione. I rappresentanti dei dipendenti hanno poi chiesto rassicurazioni ai vertici. Una circolare interna Atac, con decorrenza dal 31 gennaio 2018 prescrive che «le verifiche e prove periodiche e straordinarie vengono effettuate dalla ditta di manutenzione alla presenza del responsabile
e dell’assistente tecnico nominati dall’azienda». Figure nominate all’interno di Atac con il
nullaosta dell’Ustif, l’ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero dei Trasporti, che secondo la municipalizzata hanno sempre partecipato alle verifiche: «Seguiamo
la procedura, gli ultimi controlli ordinari sono di fine settembre». Ispezioni che non hanno evidenziato problemi particolari. Eppure qualcosa martedì non è andato per il verso giusto.
L’ipotesi è che ad andare in tilt sia stato il dispositivo di sicurezza della scala. Andrà aperta, ispezionata. I periti della procura dovranno stabilire perché il motore abbia smesso di girare, lasciando sprofondare a tutta velocità, un gradino dietro l’altro, l’impianto. «Qualcosa non ha funzionato. Il ribasso? Purtroppo ne vediamo anche di più importanti.
Eppure un’azienda deve pagare gli operai, ha dei costi di gestione. Qualcosa non va nel sistema degli appalti», dice senza troppi giri di parole Luca Incoronato, portavoce dell’Associazione nazionale imprese di costruzione e manutenzione ascensori. L’ingegner Massimo Santambrogio di Millepiani, gruppo che si occupa della manutenzione delle scale
mobili degli aeroporti di Linate e Malpensa, è ancora più diretto: «La storia dei tifosi che saltano è una cavolata. La dinamica è chiara: il motore deve essersi disalimentato all’improvviso, può succedere anche se si preme il tasto dello stop d’emergenza. C’è stato un
cedimento strutturale o i freni di emergenza non hanno funzionato. L’impianto? Quel modello non è più in produzione da almeno 15 anni, quindi avrà almeno quell’età. Ma il problema non è questo. Il ciclo di vita è di almeno 30 anni». Nessun giudizio sulle aziende che si sono aggiudicate il bando di Atac: «Li incontriamo spesso come concorrenti. A Roma però noi non abbiamo partecipato. Non ci sono soldi e i pagamenti sono lenti. Chi rischia di finire nei guai? La municipalizzata, i manutentori e i responsabili d’esercizio che dovrebbero occuparsi dei controlli quotidiani sugli impianti. Comunque, ripeto, la storia dei tifosi non regge. Ogni scalino può sostenere fino a 300 chili. Sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento»