22/10/2018 13:15
IL MESSAGGERO (B. SACCÀ) - Turbolento è il cielo del gruppo G della Champions League. Vento a raffiche, il grigiore dei nuvoloni, l’inclemenza della pioggia. Giusto per capirsi, la Roma, peraltro già poco esaltante, affronterà il Real Madrid la sera del 27 novembre allo stadio Olimpico e ancora non sa bene quale allenatore troverà comodo sulla panchina dei campioni d’Europa. O meglio: nessuno, al momento, lo sa. Né in Italia, tanto meno in Spagna. Di certo il tecnico basco Julen Lopetegui, l’ex prodigio della federazione spagnola, dondola sul filo dell’esonero: semplicemente perché il Madrid precipita, si avvita e non riesce proprio a venir via dallo stallo. Irriconoscibile. Sabato pomeriggio, al Bernabeu contro il Levante, ha raccolto la terza sconfitta in serie (ritmi da Rayo Vallecano...), la quarta in cinque partite, coppa inclusa, lasciando il ricordo dell’ultima vittoria inchiodato al 22 settembre. Perse la potenza di Cristiano Ronaldo e l’intelligenza di Zinedine Zidane, la squadra sembra non avere ormai più spinta e, forse appesantita da un velo di appagamento e dall'ingombro di un invecchiamento fisico e mentale, fatica follemente a mantenersi in volo. Così, nel vuoto delle soluzioni e nel deserto dell’autorevolezza, Lopetegui cerca (ma non trova) la via esatta per non schiantarsi, serenamente in balìa dei venti e degli eventi. Per intendersi, il suo esonero non è in dubbio, giurano a Madrid. Se mai ad essere ancora incerta è la data dell’esonero. La scelta, comunque, con ogni probabilità cadrà sulla settimana prossima: dopo le sfide con il Viktoria Plzen in Champions (domani) e soprattutto contro il Barcellona nel Clasico di domenica. Il presidente Florentino Perez e Lopetegui hanno parlato a lungo, trovando l’intesa sull'idea di una fiducia provvisoria. Tre sono, ora, i possibili sostituti: Antonio Conte, l’ex interista Santiago Solari. Molto credibile è però il terzo: si tratta di Guti, adesso vice allenatore del Besiktas, una vita passata nel Madrid a collezionare trionfi. In lui si riconosce una figura che dell’ambiente madridista sa tutto e qualsiasi cosa, capace di correggere la rotta senza sprofondare in difficoltà.
LO SCENARIO Del resto vale la pena ragionare sullo scenario. Nonostante l’andare finora totalmente disastroso, a sorpresa, contro ogni logica e a dispetto di tutta l’immaginazione dell’universo, il Real è ancora in piena corsa per gli obiettivi primari. In campionato è lontano appena quattro punti dal Barcellona capolista – e domenica, come detto, verrà il Clasico – e in Champions è secondo a una lunghezza dal Cska Mosca. Per cui, se proprio bisogna cambiare – e bisogna cambiare, è ovvio – il club preferirebbe farlo prima della caduta irrecuperabile. E, considerando che a Perez non è estranea una certa sete di vittoria, la campana della rivoluzione sembra ormai suonata. Che poi, a Madrid, le parole progettualità e autorevolezza abbiano da tempo acquisito significati piuttosto liquidi e sfumati, be’, questo è un discorso assai aderente alla realtà.