18/10/2018 13:31
IL TEMPO (E. MENGHI) - Quando una storia finisce male, c'è sempre il rischio che rimanga in sospeso qualcosa e, anche a distanza di mesi, ci si voglia liberare di un peso. E' il caso di Nainggolan, che non ha ancora elaborato il «lutto» perché lui il rapporto con la Roma proprio non voleva chiuderlo e, pure se non se la passa affatto male a Milano sponda Inter, dove - dice - di poter chiudere la sua carriera, è nella capitale che vuole tornare a vivere ed è lì che ha lasciato un pezzo di cuore. Ferito, sì, dalla scelta del club di mandarlo via lo scorso giugno, e velenoso adesso che ha cambiato maglia - ma non stile di vita - e può togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «È finita non per colpa mia - le parole del Ninja alla Gazzetta dello Sport - almeno non del tutto. La Roma voleva incassa-re soldi dalla mia cessione, era d'accordo con club stranieri che non avrei mai accettato, ha fatto le cose alle mie spalle e mi sono sentito trattato come un giocatore non importante. Mi ha chiamato Spalletti e non ci ho pensato un attimo. All'inizio avevo rimpianti, ma sono stato accolto benissimo all'Inter e ho trovato una società molto preparata. Steven Zhang è sempre qua. A Roma - accusa Radja - il presidente viene una volta l'anno... E io penso che una persona dovrebbe essere presente alla guida di una sua azienda. Sarebbe importante anche per i tifosi: ogni anno cambiano 3-4 giocatori importanti, magari se ci fosse il proprietario potrebbe spiegare meglio il perché di alcune scelte». Il perché di questa scelta, ossia di rinunciare a un idolo dei tifosi, a un leader dello spogliatoio, ma anche ad un problema, è nel patto che Monchi e Nainggolan fecero al tavolo delle trattative per il rinnovo 15 mesi fa: il diesse, stufo dei comportamenti del centrocampista, l'aveva invitato a normalizzare la sfera privata. La promessa è stata infranta e il famoso video di Capodanno è stato la testimonianza di come le cose non fossero affatto cambiate: «Io - riconosce il belga - ho sbagliato, come in quell'occasione, però loro hanno fatto le cose senza dir-mi niente. E invece da uomini veri ci si parla in faccia. Sono rimasto deluso da alcuni comportamenti che come uomo non posso accettare». Dall'uomo Nainggolan, invece, si è sentito tradito Pallotta, che tra un impegno e l'altro a Boston con Monchi, Fienga e Calvo ha avuto il tempo di leggere la traduzione dell'intervista del suo ex calciatore e, contattato da Il Tempo, ha replicato: «Ho amato Radja e tengo molto a lui, è uno degli atleti più intelligenti che io abbia mai incontrato. Mi dispiace sentire certe cose da lui. Dice che non sono mai presente a Trigoria, ma io sto lavorando ogni giorno sulla Roma. Ad esempio diversi dirigenti sono venuti a Boston questa settimana». Certo non (solo) per godersi dalla prima fila la vittoria dei Boston Celtics contro i Philadelphia 76ers nella spettacolare gara inaugurale della stagione Nba, bensì per affrontare tutte le sfaccettature della società, dal marketing all'aspetto tecnico-sportivo, passando inevitabilmente dai macro temi stadio e mercato, in una serie di riunioni che termineranno tra oggi e domani col rientro dei dirigenti nella capitale. Gandini ha salutato l'America con la tournée estiva e ha intrapreso una strada differente, che doveva portarlo al Milan, ma poi sono cambiati i piani e ora punta a un ruolo nella Figc: «Sarei felice - ammette a Radio Sportiva - di essere utile. Con la Roma 2 anni bellissimi, ma vivevo da separato in casa e abbiamo convenuto che fosse meglio lasciarsi». Con una stretta di mano che Nainggolan e la Roma non hanno saputo darsi e adesso si scambiano botta e risposta a distanza. Eppure, si erano tanto amati.