21/10/2018 13:37
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Edin Dzeko prende una bottiglietta - durante la sosta per l’espulsione di Milinkovic-Savic - beve e poi la scaglia verso la panchina. A Boston, Pallotta è avvelenato, lui avrebbe tirato bottigliette in serie, contro chiunque. Edin ce la poteva avere con tutti, dal team manager all’allenatore, per come (non) si stava risolvendo il problema tattico. Se in quel momento lo avesse visto Spalletti, ne sarebbe stato davvero orgoglioso, visto che lo ha sempre voluto più cattivo. Non eravamo abituati a vederlo in versione Montella (che l’anno dello scudetto, a Napoli, con la sua bottiglietta aveva mirato Capello e nessun altro).
Ma al di là del gesto di ieri, ciò che colpisce di Edin è l’errore grossolano sotto porta, la mancanza di sorriso. Gli gira male. Dzeko è la foto della Roma, nel bene e nel male. Forse era stanco, imbronciato per motivi suoi, magari aveva lasciato la corrente di casa accesa o perché il campo era troppo bagnato. Dzeko è nervoso, punto. E non è il solo, come detto. Di Francesco pure lo è: non ha mai smesso di sottolineare la prestazione non sufficiente dei suoi giocatori, del loro atteggiamento a Trigoria e all’Olimpico. Usando spesso espressioni colorite, tipo caz... caz..ta etc etc. Cosa non da lui. Siamo tornati al nervosismo di inizio stagione, che ha colpito pure Pallotta. Disgustato come nel post Bologna, forse anche di più. Aveva pensato al ritiro, oggi come allora, poi vecchi consiglieri glielo hanno sconsigliato. Ma il disgusto è rimasto. Ovvio.