04/10/2018 13:32
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il picco della Roma, nel tris di successi consecutivi, martedì sera contro il Viktoria Plzen in Champions. In ordine cronologico, dopo le vittorie contro il Frosinone e la Lazio, l'ultima è stata la migliore prestazione dei giallorossi. Gol e finalmente spettacolo. Di Francesco, in 7 giorni e 3 partite, ha riqualificato il suo gruppo che, fino a Bologna e quindi nelle prime 6 gare stagionali, è stato spesso irriconoscibile. Senza gioco, identità e anima. I numeri nella settimana della resurrezione coprono definitivamente la crisi: 12 reti realizzate (media di 4 per ogni match) e 1 incassata. E quelli servono a capire come l'allenatore, passando per il breve ritiro deciso dopo il ko al Dall'Ara, abbia avuto il coraggio e la lucidità di imboccare la strada contromano. Nessuna esagerazione. Perché ha dovuto rinunciare al 4-3-3 che il suo sistema di gioco preferito per andare incontro ai suoi giocatori e per metterli a loro agio riproponendo il 4-2-3-1, mai scelto dall'inizio fino alla sfida contro il Frosinone. Il sarto che, dunque, cuce l'abito su misura. Di qui la svolta, chiamando in causa gran parte dei giocatori della rosa (già 23, compreso Strootman, e 9 formazioni diverse in 9 partite). Traccia, però, unica e a capo. Così ha accontentato i senatori, Pastore in primis, schierati tutti insieme e appassionatamente. A seguire, però, ha rilanciato anche i giovani. E il mix, nella notte di Champions, ha certificato la vittoria più larga della Roma in questa competizione.