22/11/2018 15:50
Ha rilasciato un'intervista al quotidiano Arturo Calabresi, ex giallorosso in forza al Bologna, con cui ha trovato anche la maglia della Nazionale Under 21. Queste le sue parole:
"La Roma mi ha accompagnato nella mia crescita di calciatore e mi ha supportato in tutto: ma la verità è che quando è arrivato il momento di fare una scelta non ha creduto in me. Quello che invece ha fatto il Bologna, con cui adesso sto vivendo belle emozioni".
Esordio con il Bologna proprio contro la Roma.
"Sono andato in ritiro senza la certezza di giocare. E il giorno dopo, quando l’arbitro ha fischiato, in campo ho saputo tenere a bada l’emozione".
La Roma per lei?
"Sono cresciuto con l’amore per la Roma: da piccolo la Roma e il calcio per me erano la stessa cosa. A cinque anni, nella stagione dello scudetto, andavo già all’Olimpico e stravedevo per Batistuta e Montella. Ho anche un fratello che si chiama Agostino, in onore a Di Bartolomei".
Come è riuscito a mettersi alle spalle tutto questo?
"Quando sono diventato professionista ho capito che, nel momento in cui sfumava la possibilità di indossare quella maglia, o mi distaccavo da quei colori oppure sarebbe diventato un limite per la mia carriera. E così ho rescisso il cordone ombelicale".
(Il Resto del Carlino)
Ha parlato anche al quotidiano in rosa. Queste le sue dichiarazioni:
Lei è cresciuto a pane e Roma e ha esordito in A in Bologna-Roma: il destino è una cosa seria.
«Quel pomeriggio Inzaghi non mi disse nulla. Parlò dandomi la maglia ed emotivamente poteva essere tanto imbattermi nella realtà che mi ha cresciuto e quasi scaricato. Giocai concentrato e senza pensare a ripercussioni. Vincemmo».
Dire che la Roma non ha creduto in lei è eccessivo?
«Ho girato molto in prestito: Livorno, Brescia, La Spezia e Foggia ma nonostante mi abbia sempre supportato, nelle giovanili e dopo, la Roma non è mai arrivata al punto. Aprendomi però la finestra-Bologna, opportunità bellissima che ho approcciato senza tante pippe mentali ma con la sola idea di farmi conoscere».
Non ha più lasciato la maglia da titolare: la Roma si pentirà?
«Deve chiederlo a loro. Se sono sempre stato difensore? No, ero una mezzala. Adoravo Gerrard. Giocavo nella Cisco, una stagione segnai 10-12 reti e mi prese la Roma. Nel 2011 entro nel vivaio giallorosso, gioco due partite da mezzala e poi l’allora tecnico Mattioli mi mette in tribuna. “Se poi mi servirà un difensore centrale giocherai”. Successe due-tre volte ma mi chiedevo il perché. Poi arrivò Tovalieri che in un mese mi portò sotto-età negli Allievi: da difensore. E così papà De Rossi in Primavera».
Ecco: il suo idolo è Daniele De Rossi e non Totti. Inconsueto.
«Ho vissuto entrambi, hanno un modo di essere leader in maniera diversa, caratterialmente mi sento più vicino a De Rossi pur stimando Francesco. Al mio primo gol in A, al Torino, Daniele mi ha mandato un bellissimo messaggio».
(Gasport)