05/11/2018 13:20
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Sedici punti in classifica dopo undici turni di campionato. E desolante nono posto. La quarta posizione, cioè il traguardo Champions oggi più sbandierato, non il più accessibile, è lontana cinque lunghezze. Davanti alla Roma, che è appaiata alla Fiorentina, ci sono squadre come il Torino (battuto a domicilio) e il Sassuolo (che ha sorpassato la Roma grazie anche a un gol di Di Francesco jr), oltre a Milan e Lazio (superata nel derby). Juventus, Napoli e Inter, per ora, fanno un altro campionato. Ecco perché, ricordato tutto questo, sarebbe il caso di archiviare in fretta il “caso Orsato”, perché lo striminzito rendimento della Roma ha origini precedenti al fattaccio di Firenze.
L’INTERROGATIVO - Undici gare, con 4 vittorie (le stesse di Fiorentina, Spal, Parma, Genoa e Sampdoria) e tre sconfitte (una meno del Torino), hanno annientato la fiducia della gente romanista che, esausta, adesso ce l’ha un pò con tutti. La protesta social, però, sembra aver individuato in Eusebio Di Francesco il più colpevole tra i colpevoli. Più o meno sullo stesso livello di James Pallotta. All’allenatore si rimprovera di esser stato troppo filo societario durante la campagna trasferimenti, di non aver battuto ciglio di fronte alla cessione dei big (in cambio di un robusto aumento di stipendio, con adeguato prolungamento: ecco l’accusa) e di non aver saputo dare uno straccio di gioco alla squadra. Giusti o sbagliati che siano i rimproveri popolari, la dirigenza di Pallotta non l’ha mai messo in discussione; anzi, a Firenze, l’altra sera, il ds Monchi ha ribadito pubblicamente la piena fiducia del club all’allenatore. Ma può il management dell’americano essere davvero soddisfatto di 16 punti in 11 partite? Crediamo di no, a rigor di logica. Quindi se non si discute il tecnico, vuol dire che il nono posto è responsabilità dei giocatori? Se uno chiedesse questo a Monchi, riceverebbe come risposta un secco “no”, perché i giocatori (e il tecnico) li ha scelti lui. E, allora, si possono formulare un altro paio di ipotesi: EDF non è mai stato messo in discussione perché non ci sono in giro alternative su misura (anche economica) per la Roma oppure perché a Trigoria si ritiene che lui sia ancora il meglio che possa esserci oggi sulla panchina della Roma. Fosse vero questo, sarebbe un comportamento esemplare da parte del club, sempre e comunque al fianco del suo allenatore. Ma solo al Bernardini sanno se questa è davvero la verità.