IL PUNTO DEL LUNEDI' - CAPUTI: "Sorride la Roma, ma la strada è ancora in salita" - CARMELLINI: "Prova di forza che riconcilia squadra e tifosi" - DI CARO: "Bella e convincente"
12/11/2018 15:53
LAROMA24.IT - Dopo l'ultima giornata di campionato gli opinionisti dei principali quotidiani sportivi esprimono i propri giudizi sui verdetti dei match e sull'attuale classifica di Serie A. Per Massimo Caputi: "L'ultimo turno ha indubbiamente sorriso alla Roma di Di Francesco: ritorno alla vittoria, punti guadagnati sulle avversarie e prestazioni convincenti di alcuni giovani (Kluivert e Cristante) e meno giovani (El Shaarawy). Aggiungendo la rete di Schick il bilancio è più che positivo. Attenzione però: la strada è ancora in salita". Tiziano Carmellini la prova degli uomini dei giallorossi restituisce tranquillità a tutto l'ambiente: "Una prova di forza che riappacifica la Roma con il suo pubblico che in realtà non l'aveva mai abbandonata ma aveva si storto il naso per un andamento in campionato altalenante rispetto alle uscite in Champions".
Riflessione amara invece quella di Mario Sconerti, che si sofferma sulla netta superiorità della Juventus rispetto a tutte le altre squadre di Serie A: "L'abitudine alla forza della Juve ha permesso agli altri di abbassare la propria qualità incassando gli stessi soldi, cioè aumentando i profitti. E questa fuga dalla qualità che sta mandando la Juve fuori dal campionato, a farla correre nella Superlega. «Perché in serie A il prodotto sta vivendo uno dei suoi momenti più bassi»".
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Il campionato lascia spazio alla Nazionale di Roberto Mancini proprio quando l'ex ct Ventura si dimette dal Chievo. Esattamente un anno e un giorno dopo la catastrofica figuraccia dell'Italia contro la Svezia, e con 1 solo punto conquistato in quattro gare. La missione di salvare il Chievo è complicata, se non impossibile, proprio per questo la scelta di assumere l'incarico nonché quella di dimettersi a sorpresa, conferma lo stato confusionale del tecnico, oggi come allora. Chissà se sia stato un caso, oppure un cambio deciso di direzione (c'è da augurarselo), sta di fatto che nell'ultimo turno gli arbitri, Irrati e Mazzoleni su tutti, sono tornati a consultare il Var. Il risultato è stato confortante, evitando errori e confermando la sua imprescindibilità. Gli impegni europei hanno avuto un discreto peso sui risultati, con il conseguente cambiamento di posizioni in classifica. Inter e Lazio hanno pagato sul piano fisico e mentale, la Juventus ha accumulato la rabbia per battere di prepotenza il Milan, mentre Napoli e Roma hanno dato continuità alle note positive. Il tracollo eclatante della squadra di Spalletti, alimenta i dubbi sul suo ruolo di seconda forza del campionato. Non tanto nei confronti della Juventus, ma del Napoli, confermatosi più maturo e completo dei nerazzurri. L'ultimo turno ha indubbiamente sorriso alla Roma di Di Francesco: ritorno alla vittoria, punti guadagnati sulle avversarie e prestazioni convincenti di alcuni giovani (Kluivert e Cristante) e meno giovani (El Shaarawy). Aggiungendo la rete di Schick il bilancio è più che positivo. Attenzione però: la strada è ancora in salita.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
La Roma si rimette in piedi anche in campionato dopo aver ipotecato gli ottavi di Champions League. Contro la Sampdoria all’Olimpico serviva una vittoria e successo e’ stato. Netto, senza repliche: 4- 1, una prova di forza che riappacifica la Roma con il suo pubblico che in realtà non l'aveva mai abbandonata ma aveva si storto il naso per un andamento in campionato altalenante rispetto alle uscite in Champions. Un successo che vale ancor di più visti i risultati delle dirette concorrenti per i posti buoni in chiave Europa della prossima stagione: Di Francesco stavolta prende punti a tutti. L'Inter sconfitta meritatamente a Bergamo, il Sassuolo ferma sull' 1 - 1 la rincorsa al terzo posto della Lazio e in serata il Milan si deve arrendere alla solita Juventus: il bilancio trasforma la Roma che viaggiava undicesima in sesta posizione a due punti dal quinto posto a tre dal quarto. Insomma la strada è tutta in salita, ma ancora percorribile. All’Olimpico viene tutto facile, dopo un quarto d’ora abbondante di studio. Apre Juan Jesus che devia in rete un bel colpo di testa di un Cristante in grande crescita, poi il primo gol stagionale di Schick messo in
campo per dare un turno di riposo allo stakanovista Dzeko e doppietta finale di El Shaarawy che archivia la pratica prima dell'irrinunciabile gol dell'ex firmato dal giallorosso Defrel. Nel mezzo poca Samp ma tanto Irrati. Della serie: la Var toglie, la Var restituisce. Anche sei il rapporto è due a uno: la Roma contro la Samp si riprende in parte quanto tolto a Firenze con la facciata di Olsen sul piede di Chiesa. Sull’uno a zero infatti Irrati fischia il rigore contro i giallorossi per un fallo di Manolas su Ramirez, poiva al piccolo schermo e cambia la sua decisione: giusto. Dieci minuti dopo un'altra occasione stavolta tutta romanista (netto il fallo di mano di Colley), viene trasformata in un semplice corner: sbagliato. Il totale fa due a uno... sempre per loro. E meno male che alla Roma stavolta serviva ben altro per non far risultato contro questa Samp nettamente inferiore, ma resta il dubbio su quanto è come vada usata questa nuova tecnologia che aveva promesso di risolvere tutti problemi e invece a volte non fa che amplificare il casino. Ora due settimane per tirare il fiato prima dell'ultimo strappo che chiuderà il 2018. Di Francesco avrà modo di recuperare qualcuno (De Rossi in primis, ma anche Perotti e Karsdorp) e di godersi le ultime indicazioni date dal campo: una su tutte la crescita di Kluivert, migliore in campo contro la Samp, che non può non giocare titolare in questa Roma.
LA REPUBBLICA (G. MURA)
Intanto la Juve aggiorna i suoi record. Il Napoli resta a 6 punti, l’Inter scivola a 9, primo pareggio per la Lazio, nella Roma si sblocca Schick e fa un gol da cineteca El Shaarawy. Le notizie clamorose di ieri sono due: il naufragio totale dell’Inter a Bergamo e le dimissioni di Ventura dopo quattro partite appena sulla panchina del Chievo.
L’Inter non è nuova agli improvvisi e poco prevedibili cali di rendimento.
Aveva vinto le ultime 7 gare, aveva la miglior difesa: 6 gol subìti, coi 4 incassati a Bergamo non l’ha più. Sembrava si fosse ritrovata. Sembrava, mai avere certezze con l’Inter, squadra pazza anche per i suoi tifosi. Certo , di fronte aveva l’Atalanta, che sta risalendo la corrente dopo un avvio stentato e condizionato dall’amarezza per l’eliminazione dall’Europa (ma può tornarci). Poi, bisogna ripetersi sui nerazzurri di casa: abilità nello scovare giocatori di bassa notorietà e alto rendimento, un allenatore bravo nel dare un gioco aggressivo e nell’evitare, per quanto possibile, i cali di tensione. Osso duro, l’Atalanta. Anche troppo per l’Inter, che due gol li ha beccati negli ultimi minuti ma prima era stata presa a pallate come nemmeno col Barça. Handanovic l’ha tenuta in partita finché ha potuto, senza le sue grandi parate i gol potevano essere il doppio. Quando una squadra gioca così male, non è facile individuare una sola causa. Stanchezza?
Presunzione? Formazione sbagliata? Un po’ tutto. Il centrocampo con Vecino, Gagliardini e Brozovic poco portato a costruire ma anche a distruggere. Stranamente ignorato Joao Mario, riportato in prima squadra dopo mesi di purgatorio, non ancora pronto Nainggolan. Non è con un paio di uomini che si spiega un crollo del genere. L’Inter non ha vinto un duello individuale. Il rigore di Icardi , su regalo del portiere, è l’unico vero tiro in porta di tutta la partita. L’Atalanta ne aveva fatti 16 solo nel primo tempo: record positivo per Gasperini, negativo per Spalletti. I numeri non sono tutto, ma 16 conclusioni lasciate in 45’ agli avversari sottolinea un’inferiorità ai confini della nullaggine.
Il campionato si ferma per gli impegni della Nazionale e l’ex ct Ventura saluta il Chievo e se ne va dopo il 2-2 col Bologna, quasi fosse questa partita l’ultimo treno per risalire, l’ultima speranza. La prossima, col Napoli di Insigne. Non è un bel segnale per la squadra: 3 punti in 12 partite, è già B al 99%. Non è un bel segnale nemmeno per Ventura, che l’opinione pubblica ritiene il solo colpevole della mancata qualificazione ai Mondiali.
Non lo è, ma così vanno le cose del pallone. Il Chievo, per quanto malmesso, per quanto penalizzato (chiesti 15 punti, dati 3 ma la sentenza definitiva deve ancora arrivare), era per Ventura anche la provincia tranquilla in cui si può lavorare bene, era un rimettersi in discussione dopo mesi di amari calici. Il calcio racconta favole che durano a lungo o, come questa, pochissimo. I risvolti umani, più di quelli sportivi, inducono a fermarsi qui.
LA GAZZETTA DELLO SPORT (A. DI CARO)
La Juve, che quasi mai perde due gare di fila, voleva questa vittoria e se l’è presa. Il campionato non finisce oggi, è ancora lungo ma questo successo è pesantissimo. Se il Napoli tiene botta, anche se 6 punti di distanza restano tanti, chi viene staccata un’altra volta e riprende il binocolo per vedere la Juve è l’Inter, che dopo sette vittorie di fila in campionato stramazza a Bergamo, travolta dall’Atalanta per tutta la partita. Già il primo tempo poteva finire con un largo vantaggio per i satanelli di Gasperini. Il pari, su rigore generoso a inizio secondo tempo, ha rimesso l’Inter sulla retta via, ma l’equilibrio è durato poco e l’Atalanta ha dilagato. Intendiamoci: 21 punti su 24 a disposizione sono un bottino enorme e Spalletti firmerebbe col sangue per farne altrettanti nelle prossime 8 gare. Però la maniera in cui l’Inter non ha giocato questa sfida, svuotata nella testa e nelle gambe e quindi incapace di produrre un gioco appena credibile, deve far suonare un campanello d'allarme in vista dei prossimi impegni post Champions. Le energie fisiche e nervose consumate nella gara col Barcellona non sono state recuperate. Forse al di là del turnover sarebbe servito lavorare di più sulla testa. Spetta a Spalletti capire in questa sosta da cosa è dipeso l’improvviso blackout. Parlando di 4-1 oltre a quello dell’Atalanta, brilla quello della Roma, bella e convincente. Il Milan, scavalcato dalla Lazio al quarto posto, deve guardarsi soprattutto dai giallorossi ora a -2. Se la Roma gira, è molto difficile immaginarla fuori dalle prime quattro.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
L'abitudine alla forza della Juve ha permesso agli altri di abbassare la propria qualità incassando gli stessi soldi, cioè aumentando i profitti. E questa fuga dalla qualità che sta mandando la Juve fuori dal campionato, a farla correre nella Superlega. «Perché in serie A il prodotto sta vivendo uno dei suoi momenti più bassi» (Andrea Agnelli, intervista al Guardian nel maggio scorso). In poche parole siamo tutti aggrappati e pagati per uno spettacolo che danno solo pochissime squadre, forse solo Juve e Napoli. Arriveranno Inter e Milan, forse Roma, ma da dieci anni il risultato è questo, lo stesso di San Siro ieri notte. Una differenza plateale, incompatibile con i nomi e gli incassi, non accettabile. Ne è una conferma l'Inter di Bergamo, alla terza sconfitta in 12 partite, divorata dalla corsa dell'Atalanta, demoralizzata e stanca per la lezione di calcio del Barcellona. Siamo tutti noi abituati ormai a un'altra cifra di calcio, scambiamo i numeri due per campioni, giochiamo a essere Guardiola perché teniamo il pallone, solo che lui sapeva dove portarlo. Noi torniamo sempre indietro.
CORRIERE DELLO SPORT (I. ZAZZARONI)
Juve padrona. Sai che novità. Padrona della partita, del campionato e di un destino di scomodi incroci, potenziali rivincite, inevitabili frustrazioni e evitabili rischi. Non uno sgabello punitivo, stavolta, ma una panchina salvafischi per Bonucci. Non un gol, ma un errore dagli undici metri per Higuaìn che il rigore del possibile 1 a 1 Ma voluto tirare per forza e per orgoglio: un altro grosso dispiacere, dunque, e in più un cartellino rosso per proteste nel finale. E insomma l'unico ex che se l'è goduta è Allegri che ha portato a casa il trentaquattresimo punto su trentasei. [..] Juve, Napoli, Inter; Lazio, Milan, Roma: l'ordine al momento è questo. Ci sono volute dodici giornate - poco meno di un terzo del campionano - per ottenere il rispetto dei valori tecnici di partenza. La Lazio non mi sorprende: recuperato Parolo, tre gol in una settimana, attende con pazienza il ritorno alla vita bella di Milinkovic e Luis Alberto: deve infatti sostenere meglio Immobile, fin qui unico. Certo può dirsi delusa la Roma che ha raccolto un punto più della metà di quelli disponibili, ma per effetto di un mercato di stravolgimenti Di Francesco ha dovuto fare il doppio del lavoro dei colleghi per provare a ottenere un minimo di continuità: anche qui, Manolas, Florenzi, Kolarov, De Rossi, Pellegrini, Dzeko e ElSha sembrano imprescindibili.
LEGGO (R. BUFFONI)
Altro giro, altro Var. Questa settimana è il fallo di mano ad avere mille sfaccettature: da rigore quelli di Mancini e di Benatia in Atalanta-Inter e Milan-Juventus; non da rigore dopo Var review quello di Colley in Roma-Sampdoria. Non c'è uniformità e resta deluso chi, dalla tecnologia, si aspettava il tramonto definitivo della discrezionalità arbitrale.
Sempre all'Olimpico la coppia Irrati-Rocchi ha definitivamente archiviato come errore il rigore concesso alla Fiorentina per fallo di volto di Olsen su Simeone. L'arbitro di Pistoia ieri ha prima giudicato da penalty il contatto Manolas-Ramirez ma, convinto da Rocchi, è andato al Var a rivedere l'azione e ha cambiato idea. Dalle immagini si capiva chiaramente come il greco cercava di evitare il contatto, mentre il doriano lo cercava. L'esatto opposto di quanto fatto la settimana scorsa da Orsato con Banti al Franchi. E, a proposito di Orsato, ieri a Verona l'arbitro di Schio c'è andato eccome a dare un'occhiata alle immagini prima di concedere il primo gol a Bologna nel 2-2 col Chievo. Partita resa drammatica dalle dimissioni di Ventura (congelate da Campedelli): l'ex ct che giusto un anno fa perdeva l'andata dello spareggio Mondiale con la Svezia.