Samuel: “Roma, quale sei? Oggi l’Inter ha qualcosa in più. De Rossi sta mancando molto”

30/11/2018 13:59

GASPORT - In una lunga intervista al quotidiano sportivo in edicola, l’ex difensore di Roma e Walter Samuel parla della prossima sfida di domenica tra giallorossi e nerazzurri e anche del suo passato. Questo uno stralcio delle sue parole:

(...) «Il Muro» le piaceva?
«Esagerato, com’ero io a inizio carriera quando prendevo gol: uscivo dalla partita. Però l’odio per la palla nella tua porta esiste, chieda a Burdisso, a Materazzi, a Cordoba: diventiamo matti ancora oggi, se succede».

E così nacque il «fallo alla Samuel», intimidatorio ed entro il terzo minuto di gioco?
«Quello ve lo siete inventato voi negli ultimi anni: io ho sempre “marcato il territorio”, verso la fine della carriera forse non avevo più la stessa rapidità e magari arrivavo lungo... Però non sono mai entrato per fare solo male».

(...) Era più facile difendere con Aldair o con Lucio?
«I primi mesi con Lucio furono duri: non giocava di reparto, ma poi ci siamo capiti ed è nata l’intesa. Di Alda ricordo che a 37 anni, a fine allenamento, si fermava a calciare per migliorare la tecnica. In una cosa erano simili: se la partita scottava, quei due non la sbagliavano mai».

Si rivede più in o in Skriniar?
« è più forte uno contro uno. Direi Skriniar: colpo di testa, lancio preciso. Forse non è la cosa che si ricorda, ma ce l’avevo anch’io».

Da ex difensore: peggio marcare oppure Icardi?
«Tutti e due sanno nascondersi dietro il difensore sul lato opposto alla palla: era la cosa che soffrivo di più. Però diversi: Icardi vivrebbe dentro l’area, esce molto di più, gli piace tenere la palla».

(...) Cosa ricorda di ?
«Quello che mi disse Batistuta quando arrivai. “Vedrai, vinciamo lo scudetto: quello ti mette la palla dove vuole anche se è di schiena”. Aveva ragione: impressionante».

Le chiese mai nulla del , che ai tempi lo avrebbe voluto?
«No: gli avrei detto “Vai”. Sarebbe stata una bella “curiosità” anche per tutti quelli che amano il calcio: ma non ce l’aveva lui, quella curiosità».

Avrebbe detto che sarebbe diventato allenatore?
«Forse no. Però lui, Tommasi, Mangone erano i grandi saggi del gruppo: meno minuti in campo, tanto peso. Per quello scudetto hanno contato più di altri che giocavano di più».

(...) Scudetto a Roma, con l’: gioie paragonabili?
«Per una cosa sì: l’adrenalina di regalare una gioia che mancava da troppo tempo».

Scudetto alla Roma: che immagine rivede?
«Io mezzo nudo, con i pantaloncini di Mangone – i miei me li avevano tolti nella prima invasione di campo – che tiro in aria la maglia e poi non la vedo più. Io che giro per Roma ed era tutto colorato di giallo e di rosso, tutto. Ero ancora un giovane coglionazzo, mi persi la festa al Circo Massimo per volare in Argentina: potessi tornare indietro, non partirei prima di una settimana».

(...) Chi l’ha messa più in difficoltà ce lo dice?
«Uno che non ha citato: Cassano. Partitella, lo chiudo sulla linea di fondo, mi dico “Ecco, adesso non ha spazio per muoversi da nessuna parte”. Con un tocco, uno solo, lui si gira e va via, da dove non l’ho mai capito: nello spogliatoio mi massacrò, gli altri ridevano, io avrei spaccato tutto».

Sempre in ordine sparso: Carlos Bianchi, Bielsa, Capello, Mancini, Mourinho, Maradona. Cosa le hanno insegnato?
«Diego la passione nel motivare. Bielsa a correggermi in dettagli tecnici che prima non guardavo neanche. Bianchi e Mourinho come si gestisce un gruppo. Capello con un solo esempio («Guarda che così Inzaghi te la ruba e neanche ti accorgi») mi ha fatto capire l’importanza di giocare la palla velocemente e mi ha lasciato un motto, dopo un brutto litigio con Panucci: squadra nervosa, squadra vittoriosa. Il Mancio è quello con cui ho discusso di più: allora aveva ancora reazioni da calciatore, e una volta gliel’ho proprio detto».

(...) E da allenatore: che Roma- sarà?
«La Roma fa un po’ fatica, è irregolare, a volte inspiegabile. Visto in ? Gran primo tempo, ha preso un colpo e si è sciolta: mi sembra un fatto mentale, più che altro. L’anno scorso mi impressionava la sua identità, ora è come se non fosse convinta fino in fondo di quello che fa e le sta mancando : non vinci senza gente che ha vinto e in Italia è dura trovare giovani già da prima squadra a 18 anni, come fece lui. L’ si è consolidata: sta trovando solidità e continuità. A Londra fino al gol ha tenuto benissimo, e guardate che il Tottenham è forte forte. Anche la Roma in casa è forte, ma io vedo ancora l’ almeno un passettino avanti».

E cosa potrà dire, Roma-?
«La è lontana, per loro due lo scudetto sarà arrivare di nuovo in . Però chi fa bene domenica prende coraggio, e ne vorrei vedere di più in tutte le squadre, non solo Roma e . Per dare almeno un po’ più di fastidio alla , dai».