16/12/2018 14:24
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il digiuno dura da 36 giorni, dalla vittoria casalinga dell’11 novembre contro la Sampdoria. Ma, mai come stasera (ore 20,30), la Roma si deve riabilitare davanti al suo pubblico, ritrovando il successo. Perché il campionato e la zona Champions non aspettano certo i giallorossi che vanno al minimo. E soprattutto perché Pallotta non è disponibile a concedere ulteriori chance a Di Francesco. Che, per sua ammissione, si sente comunque in discussione addirittura dal 31 agosto, cioè dopo la partita di San Siro contro il Milan, 3° turno di questo torneo e 1° ko stagionale. È, dunque, abituato a entrare in campo sapendo che la gara è da dentro o fuori. Il presidente, per la verità, attese fino al 23 settembre, match perso al Dall’Ara contro il Bologna, prima di definirsi disgustato e di chiedere a Monchi di individuare l’erede del tecnico, capace poi di difendere per quasi 3 mesi il posto. Ora, però, c’è l’ultimatum, inviatogli ovviamente da Boston per interposta persona, cioè tramite il ds spagnolo, suo unico punto di riferimento a Trigoria insieme con Totti. L’allenatore, insomma, rischia di brutto nella sfida inedita contro l’ex Prandelli che torna all'Olimpico sulla panchina del Genoa. Anche i giocatori, però, sanno che cosa li aspetta: la tifoseria è stanca e, dopo la figuraccia di Plzen, si presenta allo stadio per contestare.
SENZA APPELLO I risultati della Roma nelle 21 partite, tra serie A e Champions, sono inequivocabili. E inchiodano proprietà, società, tecnico e squadra. Errori di tutti e per tutti i gusti. Già 7 match persi, un terzo di quelli giocati, solo 5 vittorie in 15 gare di campionato, mai più successo dal 2005, 14 punti in meno di un anno fa (peggior differenza negativa alla pari con il Chievo ultimo) e 5 punti di distanza dal 4° posto. L’unico obiettivo centrato è la promozione agli ottavi di Champions, conquistata per la seconda stagione consecutiva da Di Francesco. A quanto pare non basta a Pallotta che, 3 anni fa, esonerò del resto Garcia che portò, pure in quell'annata, i giallorossi tra le migliori 16 d’Europa. Il presidente attese la fine del girone d’andata. E non è detto che non conceda il bis, approfittando della pausa all'inizio del 2019 e intervenendo solo dopo le prossime 4 partite, questa contro il Genoa e quelle contro la Juve a Torino, il Sassuolo all'Olimpico e il Parma in trasferta.
NUOVO RIBALTONE Più che gli assenti, stasera contano i presenti. Non in tribuna, con il probabile record negativo stagionale delle presenze a testimoniare di come la gente abbia bocciato la Roma attuale, ma in campo. Di Francesco convoca De Rossi, uscito di scena il 28 ottobre al San Paolo contro il Napoli e pronto a tornare in panchina almeno da capitano non giocatore. L’allenatore ammette di aver bisogno di lui come presenza nella notte in cui si gioca il suo futuro in giallorosso. E in cui, con la 22esima formazione diversa in 22 match stagionali, prepara l’ennesima virata tattica. Possibile la difesa a 3 e soprattutto l’esclusione di Schick (titolare in 6 gare consecutive, sempre largamente insufficiente e solo 1 gol realizzato), non all'altezza di sostituire Dzeko nel ruolo di centravanti. Se esce Schick, ecco il 3-4-1-2, con Zaniolo che a fare contemporaneamente il trequartista e il falso nove. La linea con i 3 centrali funzionò per la remuntada storica contro il Barça, ma non le ultime due volte: ko contro il Liverpool, lo scorso 24 aprile ad Anfield, nella semifinale d’andata della passata edizione di Champions e contro il Milan, il 31 agosto, a San Siro nella terza giornata di questo torneo. Fazio, Manolas e Jesus per bloccare Piatek e Kouamé: sono gli attaccanti pericolosi del Genoa che cerca il 1° successo all'Olimpico contro la Roma (l’unico,nel 1990, al Flaminio).