24/12/2018 15:17
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Un Natale al decimo posto, dalle parti di Trigoria, non è esattamente frequente. Nel bilancio di questa stagione maledetta, l’ultima macchia è questa, una posizione in classifica che al momento delle Feste non si vedeva da un quarto di secolo: era il 1993, 25 anni fa, Mihajlovic giocava ancora nella Roma, Prost aveva appena corso la sua ultima gara in Formula 1 e Berlusconi non era ancora mai stato presidente del Consiglio. Persino l’inquietante Carlos Bianchi fece meglio, arrivando al panettone da nono in classifica. E la timida soddisfazione per la prestazione nella ripresa contro la Juve è zavorrata dalla convinzione che si potesse fare di più. Una situazione che solo grazie a un’immediata resurrezione Di Francesco non pagherebbe con l’esonero: il Natale da allenatore della Roma gli è garantito, il Capodanno per nulla. Dipenderà dal Sassuolo dopodomani e dal Parma sabato: senza 6 punti, la separazione sarà inevitabile. Per questo l’allenatore non fa sconti: nel giorno di Natale, i calciatori passeranno a casa solo il pranzo, la mattina e soprattutto la sera tutti a Trigoria. Come che vada, il suo erede designato Paulo Sousa - nell’occhio del ciclone per una foto postata prima di Juve-Roma in cui indossava la maglia bianconera proprio contro i giallorossi - avrà però gli stessi problemi con cui fare i conti. Che strada abbia scelto la Roma è difficile dirlo, oggi: l’allargamento dei posti in Champions da 3 a 4 ha forse dato ai dirigenti la convinzione che in qualche modo la squadra sarebbe riuscita ad arrivarci. E probabilmente suggerito un ridimensionamento tecnico “calcolato”. Che però, sfuggendo di mano, ha prodotto effetti disastrosi anche sulla testa di una squadra che ha perso la capacità - o almeno la voglia - di lottare. Di Francesco in un rigurgito di orgoglio ha voluto ricordare che «la posizione in cui siamo è brutta ma non conta, perché la classifica è davvero molto corta». Ma se la Roma fallisse la qualificazione Champions, finirebbe inevitabilmente per inciampare in un nuovo ridimensionamento. Perché senza gli incassi della Champions sarebbe costretta a ridurre il mare di costi che ha da ammortizzare ogni anno per i cartellini dei giocatori, una sessantina di milioni, e il monte stipendi oltre 100 milioni annuali. La cosa è nota e per questo basta la notizia che Manolas abbia scelto di affidare la propria procura a Raiola - che di fatto già veicolò il suo passaggio alla Roma - per innescare in città retropensieri sul suo addio. Persino ammirare la crescita di Zaniolo, coincidente tra l’altro con la caduta agli inferi del Nainggolan per cui fu scambiato, suscita il timore di un arrivederci immediato a fine stagione. In un clima di incertezza dettato dai risultati, è inevitabile che germoglino i dubbi.