Pallotta non molla e attende lo stadio. Da Monchi a Difra tutti in discussione

12/12/2018 13:34

LA REPUBBLICA (M. PINCI) - A volte succede durante la partite: un gol subìto, un risultato un po’ così, e sui cellulari dei dirigenti compaiono direttamente da Boston messaggi furenti. Chi parla di un Pallotta lontano, non solo fisicamente, dalla Roma, conosce poco di come viva la squadra il presidente. Mail feroci, urla al telefono, sono dettagli a cui a Trigoria sono abituati più o meno tutti. Dopo l’errore di un calciatore che oggi non è più alla Roma nella scorsa Champions, non aspettò nemmeno la fine della partita per farsi sentire con i manager. La loro colpa? Aver difeso quello stesso calciatore in una riunione. James Pallotta è così: perde la pazienza, detesta perdere, detesta ricevere critiche. E magari la sua insoddisfazione la veicola pure alla stampa che lo contatta, via sms: per quanto Di Francesco finga di non riconoscerle, parole come «disgusto», «barzelletta », «disonore», mai smentite, le ha scritte il presidente. Chiaro che ad oggi del lavoro dell’allenatore non sia contento. Ma in ogni campo ama rispettare le competenze: «Decide Monchi», è la sua idea, ossia il direttore sportivo. Ma anche Monchi a fine stagione dovrà riferire a lui. Quando a non raggiungere il risultato sono stati i direttori commerciali, li ha cambiati senza badare a quando fossero arrivati o quanto costassero. Anche la direzione sportiva rischierebbe, se la squadra dovesse fallire il quarto posto che vale la Champions. «Finché avrò la fiducia della società resterò » , giura Monchi. Smentendo anche l’idea di voler tornare a Siviglia o di essere pronto a dimettersi in caso di esonero di Di Francesco, impegnato oggi a Plzen, e da lui difeso strenuamente: « Ho fiducia in lui e non la perdo». Ma l’idea del Pallotta distante è viva, in città. Forse anche perché nella capitale non si vede da maggio. Dicono voglia mollare la Roma, perché stufo. Ma non molti mesi fa ha fatto muro quando un gruppo vicino al principe saudita Bin Salman aveva provato a chiedere informazioni: « La Roma? Vale un miliardo » , la risposta. Tradotto: non è in vendita. Aspetta lo stadio. Il business avviato 2507 giorni fa gli costerà altri 100 milioni almeno, per rilevare i terreni di Parnasi su cui la casa della Roma dovrà sorgere. Avere il via a costruire, sulla carta, offrirebbe la situazione ideale per vendere. Ma chi con lui lavora quotidianamente è sicuro: James non ne ha alcuna intenzione.