22/01/2019 16:12
Tutto il resto sono chiacchiere da bar, vero. Ma i numeri sono difficilmente confutabili, e le «cifre arbitrali» delle prime venti giornate del campionato 2018-19 raccontano di un settore in crisi. Non irreversibile, ma preoccupante. Con un sospetto: si è badato molto alla formazione dei nostri arbitri al Var, particolare in cui conserviamo il primato mondiale, ma ci si è preoccupati molto meno di mantenere elevati standard di prestazione sul campo. [...]
Dei ventuno arbitri della Can A impegnati in questa stagione, dodici viaggiano sotto la sufficienza, e di questi sette sono internazionali (uno, Banti, lo è stato fino al 31 dicembre). Il migliore del campionato, Calvarese da Teramo con la media del 6,25, non è internazionale. Il peggiore, Di Bello da Brindisi con 5,36, sì. Dei sette fischietti – appena un terzo del totale – che hanno la sufficienza piena (dal 6,25 di Calvarese al 6,10 di Giacomelli), solo tre – Doveri, Orsato e l’emergente Fabbri – sono internazionali. Dunque, calano tutti, ma calano in particolare i big. [...] Per molti osservatori, anche all’interno dell’Aia, il calo dei big non è casuale. Loro, più dei giovani, degli emergenti e degli apprendisti, avrebbero sofferto le raccomandazioni fornite in corso d’opera dal designatore Rizzoli per un maggiore utilizzo della Var. [...]
La riscrittura del protocollo Var, non a caso suggerita all’Ifab innanzitutto dall’Aia, potrebbe venire in soccorso, suo, degli arbitri, di tutti gli addetti ai lavori. Sul tema, abbiamo chiesto un parere a Luca Marelli, ex arbitro di A e B, gestore di un blog sulle prestazioni arbitrali che recentemente ha superato il milione di pagine viste. «L’eccessiva discrezionalità di cui dispongono gli arbitri è un problema e deriva innanzitutto da come è scritto il protocollo. Quel “chiaro ed evidente errore” lascia un margine troppo ampio, la dicitura va modificata: io – spiega Marelli, che è un avvocato – passerei da “chiaro ed evidente” a “possibile errore”».
(Gasport)