I paletti a Elliott e Suning: incatenati sul mercato dal fair play finanziario

06/01/2019 14:37

LA REPUBBLICA (G. CARDONE / M. PINCI) - Sospese tra la voglia di osare e i vincoli di regole stringenti. L’inverno di e Milan non è soltanto il mercato di gennaio, lo sguardo alla classifica, i rimpianti delle coppe europee. È soprattutto programmazione. I proprietari stranieri, Suning ed Elliott, hanno capitali e intenzione di investirli. Ma sbattono contro le regole imposte dall’Uefa: quelle del Fair play finanziario.

Da qualche tempo però non sono più le sole a lamentare il rischio che questo diventi un freno: pure la Fifa guarda con occhio critico a quei paletti che, per tutelare il rosso dei bilanci, finiscono con il limitare gli investimenti di privati nel mondo del calcio che invece avrebbero bisogno dell’immissione di nuovi capitali. Un sistema contestato anche da e Milan. A luglio l’ uscirà dal regime del settlement agreement, ossia delle sanzioni imposte dall’Uefa, ma non verrà meno la necessità di rispettare il pareggio di bilancio. Entro giugno il neo ad Beppe Marotta dovrà comunque produrre plusvalenze per una quarantina di milioni di euro. Ciò nonostante, le mosse della società dimostrano la voglia di non farsi limitare dai numeri: all’uruguaiano Diego Godin, obiettivo per la difesa a costo zero (lo scorso anno arrivarono così De Vrij e Asamoah) i nerazzurri hanno proposto 6 milioni di euro netti a stagione. Lui ne chiede 8 e la trattativa è viva, anche se non conclusa. Poi c’è la questione del rinnovo di Icardi, indispensabile visto che anche a , lato , sono interessati seriamente, non potendo più negare la sua crescita. Anche per lui la prima proposta di Marotta è stata di 6 milioni netti, ma la prospettiva più concreta è ancora una volta di chiudere a 8. Al lordo, si tratterebbe di operazioni (commissioni escluse) da oltre 30 milioni di euro annui. Ma per star dentro i termini imposti dall’Uefa, non è escluso che di fronte a una proposta suggestiva del l’ possa pure decidere di sacrificare Skriniar, gioiello valutato più di 60 milioni di euro. In fondo, se davvero si concretizzasse la trattativa, Godin non arriverebbe certo a Milano per sedersi in panchina.

Proprio il mercato dei parametri zero può diventare una risorsa, per mediare tra ambizione e limiti. E il Milan, dopo aver accarezzato le idee Ibrahimovic e Fabregas, guarda con interesse alla situazione del Tianjin Quanjian in cui gioca Pato. Il club cinese è a rischio fallimento per il collasso dell’azienda sanitaria che lo controlla, accusata di vendere farmaci per il cancro inefficaci, e l’ex rossonero potrebbe liberarsi. Ma l’ad Gazidis è attento soprattutto alla partita con l’Uefa: nel ricorso al Tas contro le sanzioni ricevute il Milan chiederà di far scivolare l’obbligo del pareggio di bilancio (senza il quale sarebbe escluso dalle coppe) dal 2021 al 2023. Ma a quelle penalità si aggiungeranno altre per le violazioni dell’ultimo bilancio. Addirittura dall’Uefa hanno spedito una lettera di monito al club dopo l’acquisto di Paquetà per 35 milioni di euro più bonus.

Facile quindi intuire perché il Milan, al pari dei nerazzurri, abbia una posizione critica nei confronti del Fair play finanziario, che di fatto limita le possibilità di investimento. E di conseguenza lascia che il solco scavato con le prime squadre d’Europa resti incolmabile. Problemi su cui negli anni passati aveva già sbattuto la Roma, costretta a sacrificare le stelle e per far quadrare i conti. Ora che pure la Fifa è pubblicamente scesa in campo attraverso il segretario generale Boban per dire che «chi porta soldi freschi produce effetti positivi per tutto il sistema», hanno tutte un alleato in più.