21/01/2019 16:15
LAROMA24.IT - L'ennesima prestazione positiva, condita da secondo gol in Serie A, di Nicolò Zaniolo non è passata inosservata. Il centrocampista giallorosso infatti è il protagonista delle pagine dedicate alla Roma dai quotidiani sportivi di oggi, e anche i principali opinionisti sembrano rimasti impressionati dall'impatto del diciannovenne sul campionato italiano. Per Maurizio Crosetti: "Forse il fuoriclasse che l’Italia aspettava. l’apparizione di Zaniolo rimane la più densa di futuro, la più fresca e sorprendente: abbiamo il campione che non c’era più, l’urlo di una generazione intera", stesso pensiero anche per Massimo Caputi: "Un talento puro, costato poco, su cui poggiare il presente, oltre che puntare nel futuro. Il giovane giallorosso è uno dei tanti uomini copertina di questo week end, contraddistinto dalle gesta degli attaccanti". Andrea Elefante invece riflette sulle modalità con cui Zaniolo, inserito dall'Inter come contropartita nell'affare Nainggolan, è arrivato alla Roma: "Nainggolan veniva considerato, anzitutto da Spalletti, vitale per il progetto, e Zaniolo è stato frettolosamente derubricato a mezzo utile per raggiungere il fine. E qui sta l’errore di Spalletti: non l’insistenza nel volere Nainggolan - di questo gli verrà chiesto conto più avanti, e l’Inter spera ancora di no -, quanto il non aver posto veti alla cessione di un giocatore che lui aveva visto, ma fino alla scorsa estate si era visto solo in Primavera".
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Il campionato è tornato sfoggiando tutto il suo bel repertorio. Dalla festa degli 11 mila bambini a San Siro, che hanno scaldato uno stadio altrimenti vuoto per la squalifica, alle emozioni di Roma-Torino e Fiorentina-Sampdoria, passando per l'Atalanta sempre più in corsa per il 4° posto, fino al big match tra Napoli e Lazio. Dopo Genoa-Milan di oggi pomeriggio, il mini torneo per l'ultima piazza Champions avrà un quadro più delineato, e ancora di più, al termine delle prossime 2 giornate quando si giocheranno Lazio-Juventus, Atalanta-Roma, Milan-Napoli e poi Roma-Milan. In questa chiave ben s'intrecciano le vicende del calcio mercato e le prestazioni degli attaccanti. La partenza di Higuain e l'arrivo di Piatek al Milan non solo rappresentano al momento le uniche importanti operazioni di gennaio, ma potranno pesare sulla lotta alla quarta piazza. La squadra di Gattuso ci guadagna o ci perde? La strategia del Milan di Gazidis è comunque molto chiara ed è in linea con quella di molte altre società. Si punta su calciatori giovani: costano meno, alleggeriscono il bilancio e, nel caso di una loro valorizzazione, possono garantire considerevoli entrate future. L'esempio più concreto è rappresentato da Nicolò Zaniolo, un talento puro, costato poco, su cui poggiare il presente, oltre che puntare nel futuro. Il giovane giallorosso è uno dei tanti uomini copertina di questo week end, contraddistinto dalle gesta degli attaccanti. Zapata con 13 gol (4 ieri) nelle ultime 8 gare, Quagliarella a segno per 10 giornate consecutive, Muriel autore di una doppietta d'autore al suo ritorno in Italia, per chiudere con Immobile e Milik protagonisti per gol e conclusioni nella sfida del San Paolo.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Tanta bellezza dopo tanta attesa non era scontata, per di più in un campionato vissuto da 19 squadre e tiranneggiato dalla ventesima. Eravamo lì ad aspettarlo dalla fine di dicembre, dopo una sosta insolita e abbastanza inspiegabile, e lui ci ha offerto partite magnifiche. Si è segnato tanto e bene: è il primato del calciatore, essere unico e irripetibile anche quando sembra vassallo del modulo. Dai 19 anni di Nicolò Zaniolo, forse il fuoriclasse che l’Italia aspettava, ai 36 di Quagliarella è una forbice aperta. Difficile decidere se siano più pregiate le due reti di Muriel o quelle del vecchio drago doriano che da 10 turni non sbaglia un tiro, ancora uno e avrà raggiunto Batistuta. Eppure Quagliarella non è mai stato nell’Olimpo, ha girovagato in modo bizzarro; sarebbe ingiusto non inserirlo tra i grandi degli ultimi quindici anni, però quello è il posto suo. Nel secondo gol a Firenze è concentrato il repertorio del vero attaccante, la caparbietà nel possesso e della difesa, la destrezza nello smarcarsi, la precisione del tiro sotto pressione con spiragli di luce fioca ma sufficiente. Invece Muriel è tutto corsa e tocchi, un prodigio in progressione, lui che pure si sfondava di merendine e dopo le soste tornava che pareva Oliver Hardy: deve avere scoperto la magia del cibo bio. Non meno hanno riempito gli occhi i quattro gol di Zapata al Frosinone, anche lui squaderna un campionario completo, pare un antico viaggiatore di commercio con tutta la merce sul tavolo. Il calciatore strappa le partite, decide lui come: la specialità di Gervinho, impossibile da fermare quand’è lanciato, un camion senza freni in discesa. Prodigioso anche Milik: il palo gli ha negato il gol più bello della carriera, poi un altro legno e infine la punizione un po’ Baggio e un po’ Del Piero (più bella solo quella di Gaston Ramirez a Firenze, dove nella sua maglietta per qualche secondo ha abitato Zico). Il calcio dei calciatori è una consolazione senza fine anche in questi tempi a volte beceri, a volte tristi. Vola nel vento Ciro Immobile ed è perfetto del piazzare la palla, non meno del nobile Palacio che tante ne ha fatte e non vuole smettere. Anche se tornando indietro di un giorno, l’apparizione di Zaniolo rimane la più densa di futuro, la più fresca e sorprendente: abbiamo il campione che non c’era più, l’urlo di una generazione intera. Eppure la notizia più bella arriva da Londra, dove il Crystal Palace offre uno stanzone dello stadio ai senzatetto nei giorni più freddi dell’inverno, con cibo (sì, cappuccio e brioche) e coperte. Così insieme a loro ci scaldiamo tutti.
LA GAZZETTA DELLO SPORT (A. ELEFANTE)
Zaniolo dall’Inter alla Roma per colpa di chi? Rispondere «di entrambi» non è ponziopilatesco , anche se può sembrarlo: è così. Rispondere «un po’ più del club» è voler dare la giusta entità al peso che i dirigenti devono avere rispetto al tecnico, quando si «firma» una rinuncia pesante. L’errore dell’Inter dunque è stato lasciare la medaglia dell’intuizione alla Roma. Pensare che Zaniolo non fosse pronto per la Serie A, ma avesse ancora bisogno di un percorso di valorizzazione: se non fosse entrato nell’affare Nainggolan, il ragazzo sarebbe comunque andato in prestito. Non si può dire che l’Inter non abbia mai creduto nel suo talento: spese quasi due milioni di euro per prenderlo dall’Entella, anticipando la concorrenza. Però non ha capito quello che stava lasciando, vedendo solo il nuovo - che nuovo non era - che stava cercando. L’attenuante si scompone in due aspetti: economico (Zaniolo e Santon: totale 11 milioni di plusvalenza, una delle schiavitù dell’Inter in questi anni) e tecnico. Nainggolan veniva considerato, anzitutto da Spalletti, vitale per il progetto, e Zaniolo è stato frettolosamente derubricato a mezzo utile per raggiungere il fine. E qui sta l’errore di Spalletti: non l’insistenza nel volere Nainggolan - di questo gli verrà chiesto conto più avanti, e l’Inter spera ancora di no -, quanto il non aver posto veti alla cessione di un giocatore che lui aveva visto, ma fino alla scorsa estate si era visto solo in Primavera. Mancini ha difetti come tutti i colleghi, e non è questo il luogo per paragoni, fra l’altro inutili, fra lui e Spalletti. Però al c.t. non si può non riconoscere una qualità: «vede» i giocatori come pochi, e spesso prima. Spalletti non disse all’Inter: «Questo no». Mancini disse prima ancora di Di Francesco: «Questo sì». E lo convocò in Nazionale senza un minuto di Serie A nelle gambe.
LEGGO (R. BUFFONI)
[..] In attesa del Milan, di scena a Marassi contro il Genoa oggi pomeriggio per la prima partita del post-Higuain, la Roma occupa il quarto posto necessario per garantirsi l’Europa dei ricchi. Ma anche alla Roma manca qualcosa per potersi dire sicura di conservare il piazzamento. Buchi strutturali e infortuni in serie rendono troppo vulnerabile la squadra di Di Francesco attesa, domenica, dall’Atalanta di super Zapata. Uno che a Trigoria farebbe (avrebbe fatto) molto comodo.