13/02/2019 15:34
LAROMA24.IT - L'Europa intera si accorge di Nicolò Zaniolo. È infatti il classe '99 il mattatore della notte di Champions League tra Roma e Porto. I giallorossi vincono 2-1 grazie alla sua doppietta. I lusitani rientrano in partita con il gol di Adrian Lopez, alimentando le speranze per il ritorno.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola
LA GAZZETTA DELLO SPORT (L. CALAMAI)
L’Olimpico incorona la nuova stella del nostro calcio. Ma le prodezze di Nicolò Zaniolo, il più giovane italiano a segnare una doppietta in Champions, non bastano a blindare la qualificazione ai quarti. La Roma vince 2-1, per un’ora è stata padrona del campo. Poi ha sofferto l’assalto finale del Porto. La squadra di Di Francesco deve ritrovare l’autostima dei tempi migliori. Una fiducia che negli ultimi tempi è stata minata da alcune deludenti prestazioni in campionato e in Coppa Italia. Comunque anche il piccolo vantaggio è prezioso. Al ritorno i portoghesi non potranno limitarsi a giocare a specchio contro i rivali, dovranno rischiare qualcosa, dovranno regalare spazi preziosi alle ripartenze giallorosse. Una soluzione tattica che, come dimostra la prova dell’Olimpico, esalta le qualità di Dzeko e Zaniolo, la nuova coppia che accende i sogni del mondo giallorosso. L’eroe della serata è un ragazzino che sta facendo innamorare tutti. Zaniolo sta bruciando le tappe come capita ai predestinati. La sua prima doppietta in Champions non ha niente di casuale. (...) E, nonostante sia ancora giovanissimo, ha la personalità tipica di quelli bravi e un po’ sfacciati. È stato lui a dare la prima scossa alla sfida contro il Porto, accendendo una Roma che all’inizio sembrava un po’ timorosa, quasi impaurita. Intorno a questo Zaniolo il presidente Pallotta può immaginare un ambizioso progetto. Ma questo talento è un’arma importante anche per Roberto Mancini, che ha seguito la partita in tribuna. Senza riuscire a staccare gli occhi di dosso da quello che può essere uno dei punti di riferimento di un’Italia proiettata verso il prossimo Europeo. Zaniolo a destra, magari Chiesa o Insigne a sinistra. Se dovesse sbocciare anche un vero bomber, la Nazionale avrebbe un reparto d’attacco tutto freschezza e valori tecnici. E restando in prospettiva azzurra, la Roma dei tanti italiani messi in campo ieri sera contro il Porto, può offrire molto materiale interessante al c.t. (..)
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Ci sono giocatori che hanno il destino scritto in faccia, ragazzi attesi da lunghissimi anni - stiamo parlando dell’Italia intera, non solo della Roma - e poi sbocciati come ginestre. Il più luminoso gioca in giallorosso (e in Nazionale, da qui all’eternità) e si chiama Nicolò Zaniolo. Gioca in Champions come se lo facesse da sempre, invece l’aveva quasi soltanto vista in tivù. Ma quando addomestica con i tacchetti un controllo persino sbagliato e lo trasforma in un rapidissimo gol battendo una leggenda del calcio come Casillas, quando poi si ripete seguendo l’azione come l’attaccante esterno alto che non è ma che sa essere, ed ecco dunque un altro gol, si comprende che la notte dell’Olimpico consegna non solo un buon risultato alla Roma, ma una felice speranza a tutti: quella di avere finalmente il campione che sembrava non dover nascere più e invece eccolo qui. La grande sera di Zaniolo è stata purtroppo offuscata almeno un pochino dal fortunosissimo gol portoghese, nato da un assist che era solo una palla svirgolata. Ma questo non cambia la prospettiva, né del ragazzo né della squadra che l’ha preso (invece l’Inter che l’ha quasi regalato si mangerà le mani fino ai gomiti da qui alla notte dei tempi). Poteva essere una sfida fiacca, è stata invece assai divertente, soprattutto quando nella ripresa le squadre si solo allungate come chewing-gum. Le due forse più deboli della Champions almeno in questo momento si erano lungamente elise, un palo per la Roma, un pallone sibilante per il Porto, senza che si capisse davvero se ci fosse un padrone. Forse no. Sembrava più lo scambio di reciproche attese, uno spargere trappole sperando in bene. L’orgogliosa convalescenza giallorossa non era però immemore delle recenti glorie, cioè il ricordo delle notti contro il Barcellona ma anche della dolorosa doppia semifinale contro il Liverpool. Un passato remotissimo, in qualche modo ancora presente. E sarà stata la voglia di non sparire, di non soccombere ancora, però questo sentimento non è passato invano dentro il sangue della Roma. Il problema è che i giallorossi faticano molto ad arrivare al tiro, non riescono quasi mai a ferire anche quando spostano macigni di gioco nel campo degli altri. Alla lunga, tuttavia, il possesso di un’intenzione insieme a quello del pallone ottengono il giusto premio. Altri magari ci metterebbero la metà del tempo, la Roma usa tutta la pazienza del mondo e raggiunge la destinazione anche se fa il doppio della strada. E si gode un ragazzo magnifico e già memorabile. Non bruciamolo. Aiutiamolo. Alla fine sarà una gioia di tutti.
IL CORRIERE DELLO SPORT (I. ZAZZARONI)
Immaginoso ed emozionante come solo il calcio sa essere. Sembra un film, o forse è una favola. Il ragazzo del ‘99 venuto dalla plusvalenza non la smette più di stupire: finisce in Nazionale senza aver giocato un solo minuto in campionato; esordisce in Champions addirittura al Bernabeu; si conquista il posto isso in una squadra in crisi di certezze; cresce vertiginosamente tra nuovi, sorprendenti amori e rimpianti e addirittura decide le partite prima in Serie A e poi nell'Europa dei 16. Zaniolo prodigio di personalità e freschezza e allora mi torna in mente il fondo di Giancarlo Dotto che nel periodo di massima tristezza suggerì di ripartire proprio da lui. Ma non è stagione di gioie piene, questa della Roma: il gol di Adrian Lopez è gelido e un sospiro e rimanda la qualificazione al ritorno in Portogallo. La coscienza dei limiti rimane, è sempre presente insieme al senso di vulnerabilità. Eppure non si possono muovere troppi appunti alla Roma all'italiana presentata da Di Francesco: ha dato tutto quello che aveva nelle gambe e nel cuore, talvolta le è mancata la precisione. La Roma avrebbe voluto fare tanto, forse tutto, soprattutto nella prima parte: se non c'è riuscita è perché il Porto le ha fatto subito capire che si sarebbe a lungo accontentato del controllo: pressione alta e a tratti altissima, quella lei portoghesi, riduzione delle funzioni di De Rossi (attraverso Tiquinho o Danilo) il quale giocatore di un’intelligenza sensibile e di un dinamismo ben gestito - ogni volta che ha riavuto il pallone l’ha mosso con semplicità e precisione. Ormai Daniele è il Mr. Wolf di Di Francesco: risolve i problemi.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
La Champions è una brutta bestia e le partite danno verdetti certi solo dopo centottanta minuti. Ma quella di ieri sera il giovane Zaniolo la ricorderà finché vive. Segna un doppietta che non consente però alla Roma di stare tranquilla in vista di una qualificazione per niente scontata. Gia, perché dopo aver dominato la partita (due gol e due pali) ancora una volta i giallorossi riescono a complicarsi la vita e rimediare il gol della beffa: che complica maledettamente la trasferta in programma il 6 marzo in Portogallo per la gara di ritorno. Resta tutto aperto, così come le ruggini tra due vecchi rivali Di Francesco e Coinceicao che quasise le danno durante la gara: resta da smaltire uno scudetto vinto sotto al naso e un'altro scucito dal petto. Onte indelebili. Lo sanno probabilmente anche i quattromila portoghesi approdati ieri all’Olimpico che hanno mostrato l’antipasto facendo molto più rumore di un Olimpico che non si è ancora rimesso completamente in pace con la sua squadra. I sette fischi rimediati a Firenze sono ancora lì affar male, le reazioni e i rapporti con la tifoseria ancora tesi ed è Kolarov (una sempre piuttosto spigoloso) a pagare per tutti rimediato uno striscione che non lascia spazio a interpretazioni: «Kolarov bastardo». Sul campo la gara è come dovrebbe. La Roma fa la partita non riuscendo però ad essere precisa negli ultimi metri: ai giallorossi manca sempre qualcosa per chiudere un triangolo o poter calciare al meglio in porta. Ci provano El Shaarawy, poi Dzeko quindi Manolas di testa: ma non va. Zaniolo, ancora una volta migliore dei suoi, lotta su tutti i palloni e fa tanto lavoro sporco diventando spesso assist-man per i compagni. Il ds juventino Paratici lo segue dalla tribuna con occhio languidi perché, come scritto da lui stesso sul famoso «pizzino» pubblicato da Il Tempo, era e resta un pallino bianconero: cosa mai smentita e figuriamoci dopo questa partita. Fenomeno vero, talento assoluto. Dall’altra parte il Porto prova a fare del male in contropiede ma l’unica occasione (targata Fernando) è facile preda dell’ottimo Mirante. C'è un palo di Dzeko e un sospetto fallo di mano di Pepe in area portoghese che l’arbitro Makkelie considera fuori area decidendo di non utilizzare la Var al suo esordio in Champions. Succede tutto nella ripresa. Apre il gran gol al settantesimo di Zaniolo, prima in carriera in Champions che bissa cinque minuti dopo grazie al secondo palo centrato daDzeko. Sul 2-0 si respira già aria di festa ma la beffa è dietro l'angolo: e, come da prassi per la Roma, arriva puntuale quattro minuti dopo. Porta la firma di Lopez e lascia i giallorossi con l’amaro in bocca per questo risultato che gli va strettissimo. Ora il 6 marzo in Portogallo sarà battaglia vera.