08/02/2019 13:15
IL MESSAGGERO (S. PIRAS) - Evitano accuratamente l’argomento Tor di Valle i consiglieri di maggioranza. Tocca al capogruppo Giuliano Pacetti in queste ore il delicato compito di mediazione. «Nella costruzione verrà data priorità alle opere pubbliche nell’interesse di tutti i cittadini e non solo dei tifosi», assicura Pacetti ad almeno sette consiglieri per niente convinti che «lo stadio si fa», come ha detto sicura la sindaca Virginia Raggi. E allora per tenerli buoni il capogruppo ha dato la linea pronunciando le paroline magiche: «Prima le opere pubbliche». Cioè, secondo lui, il Comune le dovrebbe assicurare prima che venga posta la prima pietra dello stadio. Pacetti corregge anche l’altro grillino Enrico Stefano, presidente della Commissione Mobilità, che cerca di tenere il piede in due staffe dicendo che «stadio e opere pubbliche andranno di pari passo». Peccato che le intercettazioni abbiano già rivelato che sulle opere pubbliche (una su tutte il ponte Traiano, ora sparito dai radar) non erano comunque in cima ai pensieri dei protagonisti. Il silenzio dei consiglieri è inversamente proporzionale alle voci, terrorizzate, che arrivano dai municipi. «Venite con noi per un mesetto e negli orari di punta, prendete anche voi la Roma-Lido e ne riparliamo», dicono i pendolari del quadrante dove dovrebbe sorgerà l’Ecomostro, lo stadio della Roma. Proprio ieri l’assesore alla Mobilità Linda Meleo ha ammesso che «la Roma-Lido ha dei problemi cronici che si porta avanti da molti anni», «La Regione ha ricevuto dal Ministero 180 milioni già in tempi non recentissimi, so che la Regione sta lavorando per impiegare queste risorse”
LA REGIONE - Colpa della Regione anche secondo Pacetti: «I 180 milioni che da qualche anno la Regione ha ricevuto non li investe sulla Roma-Lido», risponde a un attivista su Facebook. Nessuno dice che quei soldi erano bloccati perché l’Atac (a cui sono state “concesse” quelle ferrovie) era sotto concordato. Per questo i primi a essere a disagio sono i consiglieri che arrivano, e lì hanno preso i voti, dalle zone dove si abbatterà l’impatto catastrofico dei cantieri. Tra questi ci sono Simona Ficcardi e Alessandra Agnello. Poi ci sono i malpancisti contro l’intera opera come Monica Montella, Agnese Catini, Marco Terranova. Sul fronte della trattativa per l’acquisto dei terreni, qualcosa si muove. James Pallotta avrebbe chiuso gli accordi per acquisire l’intero capitale di Eurnova, società di Luca Parnasi proprietaria dell’area dove sorgerà la nuova città-stadio di Roma. Prezzo: circa 100 milioni. Il contratto aveva tra le condizioni sospensive il via libera del Campidoglio che è arrivato due giorni fa. Ora si potrà aprire il cantiere per la costruzione dello stadio e delle attività satelliti. Il dg della Roma Mauro Baldissoni che segue direttamente l’operazione, starebbe costruendo lo schema del progetto, individuando le imprese di costruzioni. Il piano di investimenti si aggira attorno al miliardo, proprio la cifra comunicata da Raggi in conferenza stampa. Un ruolo di primo piano, secondo fonti bancarie, dovrebbe averlo Salini Impregilo, il colosso delle costruzioni in queste settimane impegnato a portare a termine il salvataggio di Astaldi. Ma Salini non potrà farvi fronte da solo, servirà la creazione di una cordata organizzata in Associazione temporanea di imprese (Ati): al suo fianco potrebbe scendere in campo l’Impresa Pizzarotti di Parma che in passato ha avuto a che fare con il gruppo Parnasi. Nell’Ati si vorrebbe coinvolgere qualche altro imprenditore di standing.
Tutto questo succede nel silenzio dei consiglieri. C’è persino chi non ha ancora letto il famigerato parere del Politecnico di Torino. «E che lo leggo a fare, tanto la stadio si fa, no?», risponde polemica un’eletta.