06/03/2019 16:06
IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Non gioca Di Francesco, gioca la Roma». Ci prova direttamente lui a riportare l’attenzione su quello che conta di più. La Champions, un posto fra le prime otto, roba che in questo momento è diventata addirittura un sogno per la Juventus di Cristiano Ronaldo, presa a schiaffi a Madrid dall’Atletico. É troppo più importante questo traguardo, seppur parziale, che tutto il resto, compreso il futuro di una panchina scricchiolante da ottobre e rimasta in qualche modo incollata sulla schiena dell’abruzzese. Provato, visibilmente stanco, ma non rassegnato, l’allenatore si affaccia velocemente sul campo del Do Dragao «Ispezionato» dai giocatori, poi sale nella sala stampa per spiegare che «non prevale il discorso Di Francesco o altro, davanti a tutto va messa la Roma. Dobbiamo passare il turno, ci siamo conquistati questa possibilità e io e la mia squadra vogliamo sfruttarla. Conta di più rispetto alle chiacchiere che ci sono dietro, l’attenzione va riportata sulla partita e non su di me, la gente lo capisca: l'interesse comune di un romanista deve essere qualificarsi ai quarti, sarebbe una cosa storica per il club. E mi dà fastidio che i
tifosi non capiscano che in campo ci va la Roma». Poi una frase che non si capisce se rivolta ai giocatori o ai dirigenti: «Essere supportato è fondamentale, sopportato no». Di Francesco sa bene cosa lo aspetta in caso di un altro crollo, con eliminazione incorporata: a quel punto la società sarebbe intenzionata a cambiare guida tecnica, per provare a dare una scossa al
gruppo e tentare di prendersi almeno il quarto posto. «Per me è sempre difficile da quando alleno questa squadra - dice ancora Eusebio - e il momento più duro è sempre quello che deve venire. Fa parte del mio lavoro, certi discorsi li metto da parte, i risultati condizionano la carriera di ogni allenatore». L'ultimo è stato un disastro. «Ma il derby è stata una gara particolare, nella ripresa sembravamo in grado di poter pareggiare e il 2-0 ci ha tagliato le gambe». Contro la Lazio ha schierato la Roma col suo modulo preferito e dopo il gol di
Caicedo ha ripristinato il 4-2-3-1, stasera «il pensiero è di partire con il 4-3-3 - conferma a Sky - poi vedremo come si mette la gara e se la notte porterà altre idee. Non dico nulla sulla formazione, non la sanno neppure i giocatori: Voglio decidere alla fine e vedere anche le loro facce per scegliere chi mandare in campo ad affrontare questa grande battaglia. Tutti devono pensare alla partita della vita e metterci il massimo impegno. Sarà fondamentale fare una buona fase difensiva, il resto verrà da sé». E mentre Coincecao invita il Porto alla prudenza («non dobbiamo avere fretta di segnare»), la stampa locale annuncia la possibile presenza di Paulo Sousa in tribuna. Il portoghese, a un passo dall'accordo con il Bordeaux
(gli avvocati stanno scrivendo i contratti), non sarebbe comunque il favorito per l’eventuale sostituzione di Di Francesco, che si mostra sereno riguardo all’«ombra» dell'ex juventino, poco garbato qualche mese quando si candidò pubblicamente per la panchina giallorossa. «Un conto è fare dichiarazioni antipatiche o senza stile - ribatte Eusebio, stizzito per le parole di allora di Paulo Sousa - un altro è vedere in giro le partite: fa parte del nostro mestiere e in futuro potrebbe accadere con me». Poi chiede ironico: «Ma verrà allo stadio?». Lui forse, Donadoni e Panucci no: sono loro gli altri due che sperano di soffiargli il posto. Della serie: mors tua, vita mea.