22/03/2019 14:04
LA REPUBBLICA (S. GIUFFRIDA) - Paolo Mancuso, presidente della commissione urbanistica del IX municipio Eur dove dovrebbe sorgere lo stadio. A gennaio è uscito dal M5S dopo forti divergenze con il partito: aveva anche segnalato procedure poco trasparenti su Tor di Valle.
È stato una Cassandra. Perché?
«In municipio la delibera per l’approvazione dell’interesse pubblico dell’opera è stata fatta passare in fretta e furia, senza che io abbia potuto convocare neanche una commissione. E senza considerare le rimostranze dell’opposizione. Faticavo a capire il perché di questa fretta, forse era legata alla conferenza dei servizi».
Cosa prevedeva l’iter?
«Bisognava passare per il parere del municipio che in questo caso era obbligatorio, ma non vincolante. Potevamo dire che non ci piaceva, il Comune poteva comunque andare per la sua strada. Ma era opportuno anche passare in Commissione».
Come sono andate le cose?
«Il 9 giugno 2017, venerdì, c’è stato consiglio straordinario sulla delibera. Due giorni dopo, domenica, una consigliera mi dice che lo avevano già approvato. Dall’opposizione mi hanno raccontato che in IX municipio c’era un controllo militare sui consiglieri di maggioranza, i quali poi mi riferirono di un incontro, prima del consiglio, in cui la sindaca Raggi garantiva che era tutto a posto».
Invece si scopre che non era tutto a posto.
«Ora è facile prendersela con De Vito, ma vorrei fare una domanda a Di Maio: qui a Roma a fine gennaio 2017 facemmo una riunione con Bonafede, ora ministro, gli assessori, la sindaca, Lanzalone e un avvocato del Comune: gli unici contrari erano il sottoscritto, Grancio e Berdini, gli altri sembravano divisi tra possibilisti e indecisi. Alla fine la sindaca disse che non erano quelli del No. E la giunta avrebbe fatto un ultimo tentativo di mediazione tra le cubature del piano regolatore e quelle per il parco a tema da 112mila metri quadrati. Pochi mesi dopo, la delibera in IX municipio fu approvata in fretta e furia».
Perché ha lasciato il M5S?
«Volevo continuare le battaglie su legalità e trasparenza ma ho capito che ormai sono incompatibili. Mi rimane il piacere di essermi seduto al tavolo con il giudice Ferdinando Imposimato contro questa operazione insensata».