16/03/2019 13:10
Il 16 marzo del 1969 negli spogliatoi dello stadio Amsicora di Cagliari moriva Giuliano Taccola, centravanti romanista. Il caso vuole che proprio oggi la Roma disputi alle ore 18 a Ferrara, contro la Spal, una partita in trasferta. Infatti Taccola venne a mancare proprio intorno a quell’ora, precisamente alle 17.15 e per uno strano gioco del destino proprio contro la Spal egli aveva segnato l’8 ottobre 1967 il gol forse più bello della sua carriera, un’azione in profondità dopo un lancio di Peirò: il portiere Mattrel scartato e gol a porta vuota. (…).Per un gioco di calendari e di orari, la figura di Taccola ci dà appuntamento dopo 50 anni. Fu un grande calciatore. Scomparso prematuramente, non ebbe il tempo di dimostrare tutto il suo valore ma riuscì, con la Roma, a mettersi in luce quel tanto da far intuire le sue potenzialità di attaccante(…). Era un finalizzatore a tutto tondo e segnava di destro e di sinistro, di testa, di potenza e di precisione; veloce e scattante, potente e rifinitore, opportunista e tiratore dalla distanza, sapeva svariare su tutto il fronte. (…).
Alla Roma doveva essere un rincalzo di Peirò ma alla prima partita, contro l’Inter di Herrera, fece un gol strepitoso conquistandosi il posto da titolare e costringendo lo stesso Peirò ad arretrare nella posizione di trequartista. Herrera lo aveva già notato e l’anno successivo, quando andò alla Roma, lo volle al centro dell’attacco. Il Mago era arrivato per volontà di Franco Evangelisti, presidente e braccio destro di Andreotti, che nel 1968 si candidò in Parlamento e lasciò la guida dei giallorossi. (…).Taccola aveva delle disfunzioni cardiache leggere fin da ragazzo e (…) queste patologie erano passate al vaglio del Genoa prima, della Roma poi e del centro tecnico di Coverciano ma senza che ne scaturisse alcun approfondimento sulla sua idoneità. La prevenzione medico-sportiva era allora lasca, basata su una legge del 1950, aggirata da tutti. (…).Quel 16 marzo Taccola non giocò. Aveva dormito l’ultima notte all’Hotel Mediterraneo. Pallido e stanco aveva fatto una sgambata e pranzato leggero, aveva freddo e tremava in tribuna durante la partita. Alla fine del match (0-0) era sceso negli spogliatoi per salutare i compagni. Poche parole con Ginulfi, Santarini, Scaratti poi la crisi, il malore e i disperati quanto inutili tentativi di rianimarlo. Mancò in pochi attimi. Seguirono polemiche, un’inchiesta e tanto dolore. (…).
(gasport)