03/04/2019 14:17
IL MESSAGGERO (V. ERRANTE) - Pressioni, ingerenze. Nel groviglio che si era creato in Campidoglio è difficile distinguere tra gli interessi privati delle figure istituzionali e quelli pubblici. Le consulenze e gli incarichi da parte degli imprenditori avrebbero creato corridoi speciali per i progetti facendoli passare per scelte politiche. Così Marcello De Vito lavorava ai fianchi i suoi compagni di partito, per convincerli della bontà dei progetti. E a sorpresa, dalle carte di due inchieste che inevitabilmente si intrecciano, emerge anche unvecchio rapporto professionale, tra un'azienda della famiglia Parnasi e l'ex assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, nemico acerrimo del progetto Tor di Valle. Circostanze che confondono gli affari personali e l'interesse pubblico, almeno secondo Parnasi che sostiene che una parcella pagata a metà abbia scatenato l'avversione del futuro assessore.
Non emerge con chiarezza, invece, come sia stato possibile che il progetto degli Ex Mercati generali, business dei fratelli Toti, non sia passato all'esame del Consiglio comunale, ma abbia ottenuto direttamente l'approvazione della giunta. Non lo chiarisce neppure l'assessore all'Urbanistica, Luca Montuori, sentito subito dopo gli arresti, così come gli altri testi, interrogati dai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli dopo l'ennesimo terremoto nel pianeta Cinquestelle. Così come un doppio ruolo lo avrebbe svolto Luca Lanzalone, imputato per corruzione, al quale la sindaca suggeriva di mandare «tutto il materiale sui Mercati generali», almeno secondo il verbale della presidente della commissione Urbanistica.
LE PRESSIONI - È Alessandra Agnello, presidente della Commissione capitolina Lavori pubblici, sentita come testimone il 22 marzo, a raccontare alle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli delle pressioni di De Vito: «Con riferimento alla realizzazione del Nuovo stadio della Roma io ho avvertito un certo pressing da parte di De Vito. Notai che era particolarmente eccitato e sollecitava tutti ad andare avanti a votare favorevolmente». La consigliera del M5S ha aggiunto che, in occasione di una riunione di maggioranza preliminare alla delibera per la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera, votò contro, «ma in sede consiliare mi sono adeguata alla maggioranza come da codice etico del Movimento. Nella riunione di maggioranza, effettivamente, De Vito era il più attivo per trascinare tutti a votare a favore. Rimasi colpita da questo atteggiamento, non mi vengono in mente altre riunioni nelle quali si fosse mostrato così determinato».
CONSULENZE A BERDINI - Nel groviglio di rapporti intrecciati è stato lo stesso Luca Parnasi a riferire ai pm di una vecchia ruggine tra lui e l'ex assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, nemico numero uno del progetto stadio. Spiegando così - fatture alla mano - la netta opposizione dell'assessore, poi sostituito da Montuori, al progetto Tor di Valle. L'incarico di progettazione per una convenzione edilizia in via Laurentina tra Parsitalia e la Regione risaliva al 2005. Berdini, allora vicino a Rifondazione comunista, nel 2008 avrebbe percepito solo il 50 per cento dell'incarico, che ammontava a oltre 78mila euro, per il mancato conseguimento degli obiettivi.
L'INCONTRO - L'assessore Luca Montuori, invece ha ricordato come nel Consiglio comunale De Vito spingesse perché il progetto Mercati generali andasse avanti. «La prima volta in cui lui mi chiese di incontrare gli investitori nel progetto dei Mercati Generali - ha detto a verbale - io restai perplesso». L'assessore cerca poi di spiegare come la delibera venne votata in giunta: «Mi sono confrontato con il mio staff in merito alla competenza della Giunta o del Consiglio per l'approvazione del progetto. Mi sono confrontato soprattutto con il direttore del Dipartimento, Roberto Botta, i funzionari che si occupano delle concessioni, altri funzionari interni all'amministrazione esperti di convenzioni, con l'Avvocatura capitolina e poi, in particolare, con il Segretario Generale, Pietro Paolo Mileti e il Vice Segretario Maria Rosa Turchi». Mileti, interpellato sul punto dai pm, dice di non ricordare