02/04/2019 13:37
LEGGO (F. BALZANI) - Progetti, idee esotiche e alibi sono finiti. La Roma del futuro, quella che dovrà far dimenticare in fretta il disastro del presente, verrà affidata al passato più glorioso: Francesco Totti. Il porto sicuro dove rifugiarsi come è capitato già in queste ultime settimane visto che lo storico ex capitano, che fino a quattro mesi fa non era invitato nemmeno alle riunioni tecniche di Boston o Londra, è stato l'unico dirigente a presentarsi con frequenza davanti ai microfoni dopo l'addio di Monchi e Di Francesco. Una promozione obbligata visto che, agli occhi dei tifosi, tutta Trigoria ha perso credibilità: dall'assente Pallotta (ieri si è fatto vivo con un tweet) ai giocatori passando per staff tecnico, medico e dirigenziale. Totti qualche minuto prima della drammatica partita col Napoli - che ha condannato la Roma al 7° posto - ha tirato fuori gli artigli come mai aveva fatto finora: «Dicono tutti che avrò più potere. Se così sarà cambieranno tante cose». Un segnale di sicurezza figlio di alcune rassicurazioni ricevute a Doha una settimana fa dove Francesco ha partecipato col vicepresidente Baldissoni e l'ad Fienga a un importante workshop. In quell'occasione Totti ha rappresentato la Roma come mai aveva fatto prima d'ora da dirigente e alcuni rumors (non confermati) parlano pure di un colloquio con un gruppo arabo interessato al pacchetto di maggioranza. Il più grande problema tra Totti e un ruolo da direttore generale (rimasto vacante dopo la nuova nomina di Baldissoni) è rappresentato come al solito da Franco Baldini - l'inossidabile consulente di Pallotta - che due anni fa chiuse la porta in faccia a Francesco che si era proposto per una nomina ufficiale. «Non ne hai bisogno», disse Franco. Ma forse ce l'aveva la Roma che stavaper piangere l'addio del calciatore più forte della storia senza avere ancora l'ombra di un erede. Col passare delle settimane, però, il potere di Frank che ormai vive tra Londra, la Toscana e il Sudafrica si sta logorando. La scelta di Ranieri rappresenta di fatto già una rottura visto che Baldini avrebbe preferito Paulo Sousa (mesi prima dell'esonero di Di Francesco) e pure i presunti colloqui con Sarri potrebbero non avere seguito anche perché il tecnico napoletano non intende lasciare il Chelsea. Ma cosa cambierebbe Totti? Oltre all'allontanamento di Baldini proporrebbe una riforma tecnica basata sulla normalità: niente ds mediatici, un ruolo meno in ombra per Bruno Conti e Morgan De Sanctis, la conferma di Ranieri ma come direttore tecnico e la scelta di un allenatore essenziale. Impossibile arrivare a Conte, il consiglio (in caso di addio al Milan) è quello di andare su Gattuso. Non dispiace nemmeno Gasperini. Ma Totti si occuperebbe - insieme a ds (Massara?) e allenatore ovviamente - pure della scelta dei giocatori. In entrata e in uscita. L'ex allenatore Andreazzoli ieri ha sposato l'idea di un Totti con maggiori poteri: «Conosce bene Roma ed è l'elemento più importante per risolvere un problema che credo abbia individuato». Mentre l'ex dg juventino Moggi ha rincarato: «Decide Pallotta da Boston, poi c'è Baldini dal Sudafrica: non si capiscono bene perché la distanza è tanta».