23/05/2019 18:02
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Epurazione romanista. Non che sia una novità negli ultimi anni a Trigoria, ma stavolta c'è la sensazione che, se potesse, la società ribalterebbe una buona metà della rosa per sua scelta oltre che per le solite necessità di bilancio. Non solo De Rossi, anche altri big come Dzeko, Manolas e Kolarov, o giovani alla Under si accingono a giocare l'ultima partita in giallorosso. Dipenderà da tanti fattori, su tutti le offerte provenienti dal mercato. L'unica certezza al momento è che domenica con il Parma si chiuderà la carriera da calciatore con la Roma del capitano. Sarà una serata speciale, non di festa, ma di emozioni, lacrime e - c'è da aspettarselo - feroce contestazione da parte dei tifosi alla società, che non ha voluto rinnovare il contratto a De Rossi come lui invece sperava. E pensava di meritare. Pallotta non dovrebbe essere presente all'Olimpico nonostante dagli Usa qualcuno ipotizza un suo blitz a sorpresa, a Trigoria nessuno lo aspetta e la cosa, probabilmente, neppure dispiace troppo: ci sarebbe un problema in più da gestire in questo momento di grande tensione nei confronti del presidente romanista. La scelta di «tagliare» De Rossi, in barba alle inevitabili critiche, è emblematica rispetto alle intenzioni di chi sta costruendo la squadra del futuro. Ovvero il consulente Baldini in tandem col direttore sportivo in pectore Petrachi, che ieri non si è presentato alla conferenza di addio di Moretti al Torino. È pronto a dimettersi lunedì - e Massara potrebbe fare lo stesso qui a Roma - ma deve ancora trovare un'intesa col patron granata per liberarsi dall'ultimo anno di contratto. «Non dovete chiedere a me perché oggi non è qui - spiega Cairo - se Petrachi dovesse dare le di-missioni non so se dovrei accettarle. Dovreste chiederlo ad avvocati più bravi di me».
In un modo o nell'altro la questione si risolverà, intanto il dirigente leccese sta già lavorando sulla Roma 2019/20, pronto a mettere nero su bianco l'accordo triennale già preso con Gasperini, ma ci vorrà del tempo: almeno un paio di settimane prima che il tecnico si liberi a sua volta dall'Atalanta, giorni utili alla società di Pallotta anche per capire se si dovessero creare all'ultimo momento delle opportunità più allettanti. Alla Sarri o alla Allegri. Ma tutto porta verso «Gasp»,un allenatore esigente negli allenamenti, che ha bisogno di mettere sotto torchio un gruppo capace di sopportare i carichi di lavoro, per giocare poi le partite con l'intensità pazzesca dell'Atalanta.
È presto, molto presto per dire quali giocatori vorrebbe tenere e quali prendere, ma non sarà solo lui a decidere. Prendiamo il caso di Dzeko, arrivato all'ultimo anno di contratto con la Roma al termine di una stagione negativa. Il bosniaco è uno dei tanti delusi (e deludenti) e si sente arrivato alla fine di un ciclo. A dire il vero avrebbe già lasciato la Capitale un anno e mezzo fa se il Chelsea gli avesse proposto un contratto più lungo. Ora l'Inter, dove ci sarà proprio Conte, vorrebbe prenderlo al posto di Icardi per affiancarlo a Lautaro Martinez, ma la trattativa fra i due club non è ancora iniziata. La disponibilità di Dzeko c'è, manca tutto il resto. Manolas può invece scegliersi la squadra liberamente, a patto che ne trovi una disposta a pagare entro luglio i 38 milioni della clausola rescissoria. Raiola è al lavoro, la Juve ci sta pensando, idem un paio di club fra Inghilterra e Spagna. Under è il giovane più indiziato per una plusvalenza utile a chiudere il bilancio entro giugno, Zaniolo dovrebbe invece rinnovare come El Shaarawy ma per entrambi manca l'accordo economico. Poi ci sono altri che rischiano di diventare ingombranti. Da Kolarov a Perotti, da Fazio a Pastore, da Olsen a Marcano, la Roma è pronta a sfoltire rosa e monte ingaggi. A patto che qualcuno li voglia. Petrachi ha bisogno di un grosso in bocca al lupo.