De Vito ai pm scarica tutto sul M5S

10/05/2019 15:10

IL TEMPO (L. GARBATO) - Dal carcere di Regina Coeli, dove è detenuto con l'accusa di corruzione, l’ex presidente dell'Assemblea Capitolina Marcello De Vito fa sapere di non essere «un corrotto né una persona corruttibile». Ai magistrati, davanti ai quali ha reso spontanee dichiarazioni, l’indagato ha ribadito la sua innocenza e, secondo quanto riferito dal suo legale, l'avvocato Angelo Di Lorenzo, «ha chiarito i vari passaggi della procedura che ha portato alla delibera sul », specificando che «sul progetto stadio le decisioni sono state condivise dall'intero gruppo M5S». 

L’interrogatorio nel penitenziario di via della Lungara è stato portato avanti dai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, che hanno ascoltato l’ex presidente dell'Assemblea capitolina accusato, tra l’altro, di traffico di influenze illecite in uno dei filoni dell’inchiesta della Procura sullo . De Vito è stato sentito dalle due titolari dell’indagine in carcere, dove è detenuto dallo scorso 20 marzo.

Durante il colloquio, il politico avrebbe ripercorso tutti i passaggi che hanno condotto al voto favorevole del consiglio comunale: i protagonisti, le riunioni e il dibattito interno al M5s che portarono a quella scelta. De Vito avrebbe anche affermato di non aver esercitato alcuna pressione su Gabriella Raggi, la capo staff dell’assessore all'Urbanistica Luca Montuori. I legali del presidente dell'Assemblea capitolina avevano chiesto che De Vito fosse sentito dai magistrati prima della decisione del Tribunale del Riesame sulla richiesta di scarcerazione. L’interrogatorio però è stato fissato solo ieri, dopo che il Tribunale della Libertà si è già espresso negativamente rispetto alla richiesta.

Gli avvocati di De Vito attendono adesso la pubblicazione delle motivazioni della decisione del Riesame per valutare un eventuale ricorso in Cassazione. Era stato proprio De Vito a chiedere di essere sentito dai magistrati che gli contestano di aver asservito il suo ruolo pubblico in Campidoglio agli interessi di diversi imprenditori (, i fratelli Toti e Statuto) che puntavano a ottenere corsie preferenziali su alcuni grandi appalti.

L’indagato due settimane fa aveva inviato una lettera al sindaco Virginia Raggi, nella quale, tra l’altro, ha voluto sottolineare la sua estraneità alle accuse che lo hanno portato dietro le sbarre. L'ex presidente (sospeso), infatti, aveva affermato di «voler e dover» rimanere in carica. Ha detto di non essere né corrotto né corruttibile. Di aver svolto i suoi uffici con onore. Di essere pronto al giudizio e di confidare nella magistratura. «E complesso far comprendere quanto queste mura possono insegnarti e farti ragionare sul valori di base», ha scritto al primo cittadino e ha assicurato: «Sono più forte di prima». Parole che sostanzialmente sono state ripetute ieri mattina a Regina Coeli davanti ai sostituti procuratori titolari dell’inchiesta.