01/05/2019 13:46
IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Ma Pallotta ce l’ha i soldi?». Rispondeva così Antonio Conte a dei tifosi romanisti nella notte del 27 novembre scorso, fuori da un ristorante all’Eur. All’Olimpico aveva appena visto dal vivo i giallorossi perdere 2-0 contro il Real in Champions, una delle tante serate tristi di questa stagione e chi aveva avuto la fortuna di incontrare l’allenatore leccese gli aveva chiesto, tra un battuta e un’altra, di venire nella Capitale a «salvare» la squadra ormai finita fuori dal controllo di Eusebio Di Francesco. Cos’è cambiato in cinque mesi? Perché adesso Conte si fiderebbe di Pallotta e della Roma, al punto di tenerla in serissima considerazione come prossima panchina da occupare? La risposta è abbastanza semplice: l’ha conosciuta meglio. E ci ha parlato. Se lo abbia già fatto direttamente con il presidente non è dato sapere, possibile come no, di sicuro le informazioni che ha raccolto sulla proprietà gli hanno tolto parecchi dubbi. Perché Pallotta i soldi «ce l’ha» e ancora più di lui, se la mettiamo sul piano del portafoglio personale, può contare su enormi disponibilità l’imprenditore immobiliare Michael Ruane, uno dei soci del consorzio Usa che partecipa al progetto sin dall’avvio nel 2011, senza però avere un ruolo attivo nella gestione del club. E sulla Roma ha investito anche il colosso Starwood, che ha piazzato il suo presidente, Barry Sternlicht, nel cda giallorosso (Ruane è invece uscito dal board) e avrà un ruolo strategico nella costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle.
A guidare le fila di tutto resta sempre Pallotta, che delega i suoi manager (e il consigliere Baldini) per quanto concerne le scelte tecniche ma è molto più presente di quanto faccia pensare la distanza fra Boston e Roma. Ed è stato proprio lui per primo a mettersi in testa di prendere Conte. «Perché non chiamiamo lui?» ha chiesto a Monchi già alla prima crisi stagionale della squadra, a fine settembre, non appena arrivata la sconfitta di Bologna. «Se ci provo neanche mi risponde al telefono» replicò allora lo sfiduciato diesse spagnolo.
Ma da un mesetto abbondante la Roma ha allacciato davvero i contatti, affidati inizialmente al Ceo Fienga, ha promesso la direzione sportiva a Petrachi, grande amico di Conte e potenziale uomo di «garanzia» a Trigoria per l’allenatore a cui son stati illustrati i programmi della società. Cosa manca? Il passo più importante: che l’allenatore accetti. Ha chiesto altri giorni di tempo alla Roma prima di darsi un nuovo appuntamento, soprattutto per capire cosa succede alla Juve, dove tornerebbe volentieri. Agnelli e Allegri si vedranno a giorni, intanto il presidente bianconero sta provando il colpaccio Guardiola, l’Inter osserva ed è pronta a inserirsi su tutti i profili. Una partita a scacchi, con possibili inserimenti dall’estero, che durerà ancora qualche settimana. Ma almeno i soldi di Pallotta non sono più un problema per Conte.