10/05/2019 14:18
IL TEMPO (A. OSSINO) - Quello avvenuto il 6 maggio scorso in via Amulio 47, è un atto di terrorismo compiuto con ordigni esplosivi. Un gesto che potrebbe essere maturato in una sorta di derby più politico che calcistico. Ne sono convinti gli inquirenti romani, che nell’ambito delle indagini sulla deflagrazione avvenuta nella sede degli Irriducibili della Lazio, hanno aperto un fascicolo ipotizzando l'articolo 280 bis del codice penale: un reato punito con la reclusione da due a cinque anni di carcere.
Gli agenti della Polizia di Stato del commissariato Appio, gli stessi che lunedì scorso hanno trovato la saracinesca leggermente alzata e annerita, hanno infatti depositato una prima informativa. Sul posto sarebbero stati trovati residui di parti metalliche compatibili con un ordigno artigianale che confermerebbero quanto raccontato agli uomini della Digos da alcuni residenti: una deflagrazione nel cuore della notte, verso le quattro, avrebbe distrutto la saracinesca della sede.
Nella mente degli inquirenti intanto si fa spazio l’idea che la vicenda non sia collegata a diverbi di natura sportiva, ma politica. Nulla a che fare dunque con le dinamiche inerenti la partita tra Lazio e Atalanta, vinta dai bergamaschi all'Olimpico qualche ora prima dell'esplosione. Probabilmente infatti si tratta di una risposta a quanto successo il 24 aprile scorso in occasione della semifinale di Coppa Italia, disputata tra Lazio e Milan il giorno prima dell’anniversario della liberazione d’Italia. Alcuni ultras biancocelesti avevano esposto a piazzale Loreto uno striscione che inneggiava a Benito Mussolini. Sul fatto indaga la Procura di Milano, che ha già iscritto 8 persone sul registro degli indagati. Adesso però qualcuno avrebbe risposto.
A Roma si indaga invece negli ambienti ultras più vicini alla sinistra, e forse anche alla Roma. Un'ipotesi in linea con quanto affermato da Fabrizio Piscitelli, che aveva ventilato un «movente politico». Diabolik, storico esponente degli Irriducibuli, aveva spiegato che «se andiamo per logica, quanto accaduto si può ricondurre a quella situazione (Milano, ndr) ma a quel punto, ripeto, non ci tiriamo indietro». Dicendosi pronto a «tornare al terrorismo degli anni 70, a quel clima», Diabolik aveva continuato dicendo che gli ultras laziali sono «abituati a peggio, paura mai, per carità; è chi ha messo la bomba che ha dimostrato di aver paura. È un atto vigliacco, fatto di notte: avrebbero potuto ferire chi dorme nei paraggi, in strada. Sanno dove stiamo, sanno dove abito e sanno bene che al di là di quella saracinesca c'è una associazione che si occupa del sociale, dove non si fa politica. Noi andiamo allo stadio, fine. Poi, certo, siamo fascisti, gli ultimi fascisti di Roma, e non rinneghiamo nulla».
Al momento però si tratta solo di ipotesi investigative, o di chi ha subito l’aggressione. Intanto però gli Irriducibili hanno deciso di dare un appuntamento, sabato prossimo, ai tifosi laziali: «Nei locali colpiti da un vile attentato, offriremo a tutto il quartiere bombe e cornetti alla crema e con un orecchio rivolto alla radio ascolteremo la nostra beneamata impegnata a Cagliari».