17/05/2019 13:17
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Claudio Ranieri non ricorda esattamente di aver detto testa grigia a Franco Baldini durante il colloquio con i tifosi mercoledì pomeriggio, magari lo ha detto sul serio. Un romano, al testa, rivolgendosi a una persona con cui non va proprio d'accordo o che non stima, abbina un altro termine ben più volgare e che non stiamo qui a dire, il che sarebbe anche peggio. Ranieri, però, ricorda perfettamente la sostanza del discorso relativo a Franco Baldini, ovvero colui che per tanti è l'artefice della deromanizzazione della Roma: «Quando i tifosi mi chiedevano spiegazioni su chi avesse preso le decisioni per la fine del rapporto di De Rossi con la Roma, ho risposto sicuramente in America e a Londra: il presidente e chi gli sta vicino, che è la persona che sta in Inghilterra». Ovvero, proprio Baldini, che non nomina appositamente. «Non so che rapporti abbia con il presidente e che cosa precisamente faccia, ma qua sul mio lavoro non incide».
«IO LO VOGLIO»
L'argomento principe è sempre lo stesso, De Rossi. Di Sassuolo-Roma a Trigoria nessuno ha veramente voglia di parlare. L'addio di Daniele brucia. Ranieri, anche qui, si schiera contro. E non certo contro Daniele, che il club non ha considerato funzionale per il futuro (almeno immediato): «Non so i progetti futuri, non possono averne parlato con me, visto che tra due partite finirò il mio rapporto con la Roma. Non so che programmi ci saranno da qui in avanti. In ogni società di calcio ci sono ricambi, tante squadre hanno perso grossissimi punti di riferimento. Ma quanto a De Rossi, essendo il capitano e una persona storica qui, forse andava gestito in un'altra maniera, dandogli il modo di pensare bene. Invece questo non è successo. I giocatori che a volte scelgono altre società, gli stessi club a volte scelgono calciatori, allenatori, direttori sportivi. Per una figura così importante, avendo i tifosi della Roma un amore sviscerato per la propria squadra, una considerazione più attenta avrebbe consigliato altro comportamento. Se mi fosse stato chiesto cosa penso di De Rossi, avrei detto lo voglio perché so che giocatore è, che uomo è, che capitano è. Lui è un leader che ogni allenatore vorrebbe. Roma-Parma sarà la sua festa, le contestazioni lasciamole da parte».
UNO CHE DECIDE - Da De Rossi alla questione Totti, dirigente insoddisfatto. E qui, Ranieri, con la solita signorilità, risponde, andando meno a fondo della questione: «Francesco non so quanto potere abbia. Io so che mi ha chiamato, quindi per me è uno che conta, uno che decide. Io non so quanto all'interno di questa crescita come dirigente sia felice o non sia felice o quanto sia soddisfatto o non soddisfatto». L'ultima, poi. Ma questa a favore della gestione Pallotta e della sua continua assenza da Trigoria. «Io ne ho trovati pochi di presidenti presenti nella mia carriera. Sono situazioni che capitano, ti danno una squadra e quello che succede al di fuori non ti interessa. L'importante è che la squadra vada bene e che quando c'è un problema ci sia qualcuno che lo risolva. Questo conta per un allenatore: non è importante la presenza di un presidente. E' importante che tutto vada come deve andare. A qualcuno importa della partita con il Sassuolo?». Ecco, mica tanto, a quanto pare.