08/06/2019 14:46
LA REPUBBLICA (F. MORRONE) - Anche se la Roma di Paulo Fonseca deve ancora venire alla luce, sorgono già i primi interrogativi su come giocherà la sua squadra. Il tecnico portoghese, che ha accettato di ridursi lo stipendio pur di liberarsi dallo Shakhtar Donetsk, è atteso a Roma nei prossimi giorni per la firma del contratto. C’è molta curiosità per scoprire la rivoluzione tattica che il tecnico si appresta a realizzare: in radio e sui social in molti si sono chiesti come il 4-2-3-1 (impalcatura su cui Fonseca ha costruito i suoi maggiori successi in Ucraina e Portogallo) possa sposarsi con la rosa attuale. La risposta è semplice: la rosa verrà stravolta dal mercato estivo, perciò cambieranno molte pedine ma lo scacchiere preferito dal tecnico rimarrà intatto. Quello di Fonseca è un gioco che si fonda tutto sul possesso palla, con una propensione offensiva che si ispira al calcio di Pep Guardiola: tradotto, i terzini giocano molto alti e si sovrappongono sempre, sfruttando il più possibile le verticalizzazioni centrali, che richiedono però giocatori dai piedi buoni. Se la fase offensiva è sicuramente il punto forte della filosofia del tecnico lusitano, non si può dire altrettanto per i meccanismi difensivi. Come insegna l’ottavo di finale di Champions dello scorso in cui la Roma eliminò proprio lo Shakhtar, i problemi delle squadre di Fonseca proliferano soprattutto nella fase di non possesso, quando la difesa si trova costretta a muoversi senza palla oppure deve gestire i calci piazzati avversari. Non è un caso che nella fase a gironi della Champions, il suo Shakhtar abbia avuto la peggior difesa del torneo dopo la Stella Rossa con 16 gol incassati, di cui 9 solo dal City. In altre parole, i due centrali di difesa devono essere molto veloci: Manolas è perfetto, ma andrà via, Fazio invece non sembra adatto.