18/08/2019 13:59
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - «Quando vedi una buona mossa, aspetta. Cercane una migliore». Chissà che questa massima di Emanuel Lasker, campione indiscusso di scacchi a cavallo tra l'800 e il 900 non abbia indirizzato il lavoro di Petrachi. Perché l'acquisto di Lukaku da parte dell'Inter (8 agosto) aveva cambiato l'inerzia del mercato. Inguaiando la Juventus, ancora alla ricerca del suo numero 9, e complicando i piani a Trigoria. Inutile girarci intorno: al netto delle inevitabili dichiarazioni concilianti post-rinnovo, la Roma e Dzeko avevano deciso di separarsi e l'arrivo del belga ha permesso per una settimana a Marotta di prendere tempo, convinto che prima o poi il club giallorosso sarebbe stato costretto a cedere, a fronte dell'intransigenza del bosniaco. Non è andata così. E questo perché l'intelligenza delle parti in causa è stato capire che quanto era stato progettato a giugno (Edin via e arrivo di uno tra Icardi e Higuain) s'era ormai bloccato ad agosto inoltrato, incagliato nei capricci di Maurito da un lato e nelle ripicche tinte d'amor proprio del Pipita dall'altro. Così, 5 giorni fa, è avvenuta la svolta. A raccontarla l'agente Martina: «Un giocatore con la storia di Edin non può aspettare le scelte di qualcuno, per esempio un Icardi della situazione. Ho così scritto a Petrachi - spiega a Teleradiostereo - Ho qualcosa che potrebbe interessarti. Dopo la sua mancata risposta, ho inviato un secondo messaggio: Allora non sei curioso. A quel punto è arrivata la risposta. Mi interessa solo se si tratta del rinnovo di Dzeko. E in 4 giorni abbiamo trovato l'intesa».
COSA MANCA - Una mossa che se permette alla Roma di togliersi da un pericoloso triangolo d'interessi e rappresaglie, le garantisce inoltre di avere una maggiore liquidità per completare la rosa. Perché una cosa deve essere chiara: i rinnovi in serie di Zaniolo, Under e Dzeko (ora a breve si lavorerà per Pellegrini) sono operazioni che vanno applaudite e danno lustro al club. Ma non bastano a rendere la squadra più forte dello scorso anno. Numericamente manca ancora il sostituto di El Shaarawy e l'acquisto di Cetin - anche se avesse ragione Petrachi nel ritenerlo già pronto per far parte della rosa dei centrali - non è sufficiente, insieme all'arrivo di Mancini e alle permanenze di Jesus e Fazio, per sopperire all'assenza di Manolas. Serve un centrale di spessore, «esperto e veloce», volendo utilizzare le parole di Fonseca. Che possa riaprirsi a sorpresa il canale per Alderwereild, scongelarsi la pista Lovren o andare in scena l'ennesimo colpo di scena con l'acquisto di Nkoulou (o Lyanco), poco importa. Fondamentale è che arrivi. In difesa si sta lavorando all'uscita di Santon. A quel punto l'arrivo in prestito di Zappacosta dal Chelsea (più difficile, per costi, Hysaj) garantirebbe alla Roma di migliorare sugli esterni difensivi e all'occorrenza di poter alzare Florenzi nella linea dei trequartisti. Rischia invece di restare un sogno Almendra: servirebbe l'addio congiunto di Pastore, Gonalons (vicino al Rennes) e Coric. Ipotesi al momento remota.