28/08/2019 15:06
LA STAMPA (R. CONDIO) - Davvero niente male, come prima di campionato. Dopo le forti emozioni e gli spunti interessanti spalmati su tre giorni, la conferma arriva da due bei numeri: la media-spettatori di 26.140 a partita è la più alta da quando la Serie A è tornata a 20 squadre (2004-5), i 33 gol segnati sono il top dal 2012. Poi, però, c’è un altro record che, almeno finché il calcio delle Nazionali avrà spazio e dignità, non può fare piacere. Sì, parliamo tanto per cambiare di stranieri in campo e del loro numero che non smette di crescere, nonostante i buoni propositi di federazione e club e una discreta nidiata di nuovi prospetti italiani. Il 26 maggio la stagione 2018-9 aveva salutato fissando un nuovo primato assoluto: passaporto estero e non eleggibilità azzurra per il 59,4% dei giocatori impiegati (322 su 542). Tra sabato e lunedì, le prime dieci sfide di A si sono spinte oltre il muro dei tre stranieri su cinque: sono stati 169 su 279, ovvero il 60,4%. Percentuale che schizza addirittura al 66% (due su tre) se si considerano solo le prime otto classificate dello scorso torneo, quelle che anche in questo torneo appena cominciato si presuppone avranno rendimento e gioco migliori. I problemi della Nazionale Roberto Mancini, dunque, lunedì prossimo tornerà a fare il ct dell’Italia che vuole combinare grandi cose nell’Europeo 2020 potendo pescare in un bacino sempre più ridotto. Vero: Chiesa, Sensi, Zaniolo ma anche i più «nuovi» Castrovilli, Tonali, Bisoli e Pinamonti sono partiti con il piede giusto e con il posto fisso. Ma, per non dover dipendere dall’eterno Quagliarella e da un ravvedimento del Balotelli di ritorno, il problema-attaccanti resta più che mai d’attualità. Perché tra le squadre che giocano ai livelli più alti, con il valore aggiunto della ribalta delle coppe europee, i titolari in prima linea non arrivano alle dita di una mano: Insigne, Immobile più la coppia del Toro Belotti-Zaza. La buona notizia è che tutti hanno subito fatto gol. Una Babele con 45 nazioni Restano, comunque, i 32 nuovi stranieri che hanno già debuttato e i tanti altri non ancora utilizzati, più quelli che arriveranno negli ultimi sei giorni di mercato. Intanto, siamo già a 45 nazioni rappresentate nella Babele targata Serie A, con Brasile e Argentina come d’abitudine a vantare le comunità più numerose. In un campionato sempre più straniero e con le big che di italiano hanno sempre meno c’è però un segnale in controtendenza. Lo manda la nuova Inter, che Marotta, uno che cominciò a fare molto bene plasmando una Samp tutta o quasi indigena, sta rendendo molto meno Internazionale. Lunedì sera è partita con quattro italiani e ha chiuso con sei, cose che non si vedevano da un’eternità. Arriva anche Biraghi, adesso. E prende forma lo zoccolo duro di un’identità tricolore che, guarda caso, aprì il ciclo vincente della Juve di Conte...