01/09/2019 14:40
IL MESSAGGERO (E. BERNARDINI) - Fair play, pretattica e una giusta dose di scaramanzia. La vigilia del derby numero 153 di campionato è trascorsa in maniera decisamente soft. Nessuna frase piccata e punzecchiata da parte dei due allenatori. Inzaghi è il veterano della stracittadina, è la sua diciannovesima in totale e sa bene quanto le parole pesino in questi contesti. La eco può scatenare una valanga che travolge le certezze. Ecco perché il tecnico della Lazio alla frase «siete i favoriti» ha risposto: «Probabilmente in teoria, ma nella pratica assolutamente no». Alla stessa domanda il collega della Roma, Fonseca, nonostante sia alla sua prima esperienza in fatto di derby, non si è fatto trovare impreparato: «Il fatto di non essere favoriti conta il giusto. La Lazio è fortissima, ha grandi calciatori e un allenatore che allena da tanto la squadra con un sistema di gioco rodato». Complimenti subito restituiti da Simone: «La Roma ha un allenatore preparato, bravo, ha fatto bene in Ucraina. Ha creato un ottimo clima in poco tempo, i giocatori lo seguono, hanno fatto un buon precampionato». Nel mezzo è spuntato anche il patron laziale, Lotito: «Che sia un derby leale e contraddistinto solo da passione».
IN CERCA DEL VENTO GIUSTO Inzaghi è tecnico scaltro e ben preparato a quello che può scatenarsi al fischio finale. Simone è praticamente un romano e laziale e la partita la vive da tifoso. Usa bene le parole e non si lascia troppo andare. Quella di questo pomeriggio è una partita che mette entrambi davanti ad un banco di prova molto importante. Il tecnico biancoceleste è al suo quarto anno e sa che mai come in questa stagione deve centrare quella tanto agognata Champions League. Fonseca, dopo il pari contro il Genoa alla prima, è chiamato all’immediato riscatto. Normale che in questo momento senta su di sé parecchia pressione. La Capitale in questo è specializzata. Non è un caso che durante la conferenza stampa non abbia usato tutte quelle parole a lui molto care come «coraggio», «attacco», «aggressività» e «grinta». Stavolta, invece, ha fatto inversione di marcia: «Non sono un allenatore dogmatico. Non ha una visione chiusa del calcio, a volte sono le circostanze della partita a modulare le scelte che vengono fatte». Insomma una marcia indietro necessaria. È la prima sfida senza Totti e De Rossi. «Farà un effetto particolare» rivela Inzaghi che poi si affretta ad aggiungere: «La Roma ha comunque giocatori esperti, che sono da tanto tempo a Trigoria». Come a voler costantemente respingere al mittente tutti quei fattori che danno la sua squadra come favorita. Sul derby soffia un vento particolare e i due allenatori spiegano a modo loro le vele. Uno per continuare con la barra dritta, l’altro per non restare vittima della bonaccia d’agosto.