20/09/2019 16:26
Cari lettori, c'è una cosa che mi ha colpito, nel vedere le foto degli ultrà arrestati. Sono tutti vecchi. Vecchi malvissuti: uno di loro ha ammazzato un carabiniere durante una rapina. Anche i due capitifosi dell'Inter che prima si sono pestati a San Siro, poi hanno postato una foto dall'ospedale in cui mandano il mondo a quel paese sostenendo che la curva Nord è una famiglia, sono due vecchi. Ho pensato a quando da ragazzo frequentavo la curva juventina, che allora si chiamava Filadelfia. Era piena di ragazzi come me. Certo, c'erano personaggi border line. «Gente che gira di notte» li avrebbe definiti Manzoni. Gente come Jacky, che si chiamava in realtà Antonio Marinaro: uno che viveva di espedienti, non perdeva una trasferta, la notte curiosava in giro per Torino; era sempre tra i primi ad arrivare sul luogo degli incidenti, per vedere cos'era successo. E morto nel gennaio 2016, al suo funerale è stato commemorato da Libero Robba, storico capo della curva Maratona, tempio dei rivali del Toro. Questo per dire che neppure allora gli stadi erano ricettacoli di santità. Erano luoghi in cui si esprimevano le passioni collettive. Non sarebbe venuto in mente a nessuno di fare buu a un nero. Oggi di giovani allo stadio se ne vedono sempre meno. Il tifo è diventato un business: spaccio di droga, bagarinaggio, con il seguito consueto di intimidazioni. Bene ha fatto la Juventus a denunciare gli ultrà violenti. Che sia solo l'inizio di un percorso condiviso per riprenderci il nostro sport nazionale.
(corsera - Aldo Cazzullo)