17/10/2019 13:47
LEGGO (F. BALZANI) - L'acquisto più bello è arrivato a mercato chiuso. Lo ha messo a segno la Roma che ieri ha tesserato Ndiaye Maissa Codou, un giovane difensore senegalese classe 2002. Il nome non dice nulla, e infatti la carriera di Maissa non è (ancora) brillante visto che arriva dalla serie D. Ma la sua storia personale è sicuramente da campione.
Il difensore è arrivato, infatti, in Europa con un barcone dall'Africa circa due anni fa. Fortunato, visto il destino di tanti suoi connazionali. Nel settembre 2018, Maissa - che ha come idolo Koulibaly - è approdato all'Afro-Napoli United, una cooperativa sportiva dilettantistica sociale nata 10 anni fa per la promozione dell'integrazione sociale attraverso lo sport. Grazie alle sue doti atletiche e tecniche, Maissa ha subito attirato le attenzioni di diversi club professionistici. Tra cui la Roma che lo ha visionato diverse volte prima di portarlo a Trigoria la scorsa estate per un periodo di prova. Che a quanto pare è andato bene. Ieri, infatti, è arrivato il tesseramento con tanto di foto presentazione, che arriva proprio pochi giorni dopo che Juan Jesus è divenuto icona anti razzismo, dopo la denuncia di alcuni messaggi social decisamente deprimenti ricevuti da uno pseudo-tifoso su Instagram.
Un bel gesto di integrazione quello della Roma a pochi giorni dal silenzio sull'affare Under. Maissa non è il primo giocatore professionista ad essere arrivato in Italia su un barcone. Tra i tanti spicca Donsah che arriva dal Ghana, gioca al Bologna e che in serie A ha già disputato più di 100 partite. «La burocrazia sportiva ha impedito a Maissa di giocare per diversi mesi ha dichiarato Varriale, direttore sportivo dell'Afro-Napoli United ma noi abbiamo fatto di tutto per tesserarlo e consentirgli il trasferimento alla Roma». Maissa giocherà inizialmente con la Primavera di Alberto De Rossi, col sogno prima o poi di salire in prima squadra. Sarebbe il finale perfetto di una favola già bella di per sé.
Esiste un altro precedente che ricorda molto da vicino proprio la storia di Maissa, quello di Mamadou Coulibaly, già nel Milan, arrivato in Europa con altri migranti su una barca di fortuna («Non sapevo nuotare, che paura», disse commuovendo tutti), e che oggi vive in una casa-famiglia ed è felice.