11/11/2019 14:29
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Forse non è un caso che proprio Parma, uno dei salotti della cucina italiana, abbia presentato alla Roma il conto dell'ultimo mese. Stanca, lenta, irriconoscibile. Sul 2-0 del Parma ai giallorossi la firma’ l'ha messa Mattia Sprocati, un ragazzo di 26 anni tornato nella società che l'aveva allevato a 19 anni dopo un passaggio alla Lazio: Dove non aveva avuto nemmeno un’occassone, ma la bocciatura non gli ha impedito di scaraventare Dzeko e compagnia alle spalle dei biancocelesti (e del Cagliari).
Per sapere se l'inciampo del Tardini - il secondo in 4 giorni - sia solo figlio dell'usura di giocatori stremati o se nasconda altro, Paulo Fonseca dovrà attendere due settimane. Ossigeno per chi non andrà in nazionale, ma anche anidride carbonica nella testa di chi pensava di aver risolto i propri problemi di classifica e invece si ritrova nuovamente a farci i conti: «Non esse re più in zona Champions e non poterci riscattare subito è frustrante», dice sconsolato il difensore inglese Smalling. Certo la Germania continua ad andargli di traverso: dopo il ko di Monchengiadbach è arrivato quello contro la squadra di D'Aversa. nato a Stoccarda da emigranti abruzzesi. Il suo Parma ha disteso sul campo del Tardini una trappola invisibile in cui la Roma è caduta senza esitazioni: più s'iludeva di guadagnare terreno, più si esponeva al contropiede. E l'infortunio di Gervinho, l'uomo più pericoloso del primo tempo, anziché disarmare la strategia l'ha paradossalmente resa meno prevedibile. La Roma, perso Spinazzola (16° ko fisico della stagione) s'è trovata a fronteggiare la stellina Kulusevski con un improponibile Santon. E dopo il gol di Sprocati a inizio ripresa i giallorossi davano l'dea di aver esaurito le armi a disposizione col palo di Kolarov su punizione. «Siamo stanchi e non possiamo cambiare nessuno», l'alibi che si concede Fonseca. In fondo, otto undicesimi della squadra hanno giocato 5 gare negli ultimi 15 giorni con una media di 72 ore tra una e l’altra e senza possibilità di riposare. Soprattutto dopo la bocciatura inappellabile di Florenzi, alla quinta panchina nelle ultime cinque gare: una questione che non può più essere liquidata come semplice scelta tecnica e che allenatore e società dovranno risolvere in fretta. «Dopo la sosta riavremo almeno Mkhitaryan», aggiunge il tecnico e di certo servirà. Anche perché a Parma il cigno Pastore è ritornato
l'anatroccolo che nessuno voleva più vedere lo scorso anno, il purosangue Zaniolo s'è imbizzareito, il rapidissimo Kiuivert ha esaurito i propri spunti lontanissimo dalla porta di Sepe. Bravo soprattutto a evitare che l'orgoglio di Under si traducesse nel pareggio, prima che Cornelius regalasse al suo allenatore il gran finale che aspettava. D'Aversa l'aveva detto: «Meritiamo di battere una big e vorrei fosse la Roma». Una precisione teutonica.