29/01/2020 14:00
LEGGO (S. PIERINI) - Corruzione, reati tributari e traffico di influenze. Sono i reati contestati, a seconda delle posizioni, a dieci persone, tutte a rischio processo, coinvolte nell'ultimo filone della maxindagine sul nuovo stadio della Roma. La Procura ha notificato l'atto di chiusura agli indagati tra cui il presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito, tornato al suo posto il 21 novembre scorso dopo nove mesi agli arresti, e l'avvocato Camillo Mezzacapo, già a processo per una vicenda di corruzione. Con loro anche i costruttori Pierluigi e Claudio Toti, Giuseppe Statuto e Luca Parnasi, già a processo nel filone principale.
Al centro della tranche di indagine una serie di mazzette che i costruttori avrebbero elargito a De Vito in cambio di favori per progetti legati alla riqualificazione degli ex Mercati Generali e dell'area della vecchia stazione di Trastevere. Secondo l'accusa - si legge - De Vito avrebbe abusato dei suoi poteri di presidente del consiglio comunale per indurre Pierluigi Toti e Claudio Toti «a conferire un incarico professionale allo studio legale di Camillo Mezzacapo facendo intendere che solo in tal modo si sarebbe potuto sbloccare il procedimento amministrativo». Un «incarico - come riporta il capo di imputazione - che veniva remunerato con un importo di oltre 110 mila euro trasferiti» allo studio legale di Mezzacapo e da quest'ultimo girati «per l'importo complessivo di 48 mila euro su un conto intestato ad una società riconducibile a Mezzacapo e De Vito». Statuto avrebbe invece «erogato in favore di De Vito e Mezzacapo - si legge ancora - oltre 24 mila euro, cifra corrisposta sottoforma di incarico professionale conferita «allo studio legale di Mezzacapo e da quest'ultimo trasferito per l'importo complessivo di 16 mila euro su un conto di una società riconducibile a Mezzacapo e De Vito» in cambio di un intervento «nell'iter amministrativo per il rilascio del permesso di costruire, con cambio di destinazione d'uso e di ampliamento, di un edificio in viale Trastevere dell'ex area della stazione».