19/02/2020 15:38
L'Uefa vuole mettere un freno alle plusvalenze fittizie e, in generale, al dilagante trading dei calciatori. Ecco perché a Nyon studieranno una norma da inserire nel regolamento del FFP che avrà, quindi, un impatto su tutte le squadre nel giro delle coppe europee. Anche, e soprattutto, quelle italiane. Perché? Lo dicono i numeri. Se tra i club di tutte le prime divisioni d'Europa le entrate nette da trasferimento sono schizzate dai 2 miliardi del 2014 ai 5 miliardi dei 2018, esiste più precisamente un caso Serie A che tra il 2013-14 e il 2017-18 ha registrato 2.673 milioni di plusvalenze da cessione calciatori, sullo stesso livello della Premier League (2.686 milioni) che però fattura il triplo, e molto di più della Bundesliga (2.161 milioni) e della Liga (1.815). Anche dopo l'abolizione delle comproprietà, estinte nel 2015, le squadre italiane hanno continuato a scambiarsi giocatori come figurine dai valori arbitrari. Basti pensare al procedimento contro Chievo e Cesena. Insomma, dopo la bolla a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila sono tornate di moda le plusvalenze salva-conti, ormai arrivate a pesare un quarto del fatturato lordo della Serie A.
L' Uefa farà certamente qualcosa per evitare abusi: ovviamente non potrà essere posto un limite alle plusvalenze stesse ma alla loro classificazione come "entrate rilevanti" in ottica del fair play, compiendo un intervento chirurgico in modo tale da cogliere le differenze tra le operazioni sane e quelle più o meno artificiali.
(Gasport)