13/02/2020 13:36
LEGGO (F. BALZANI) - Chiede ancora pazienza a una piazza stremata dall'attesa, poi scatena l'uragano. Un monologo, condito da strafalcioni e termini inappropriati, di 20 minuti quello di Petrachi che ieri si è voluto sfogare coi media come è ormai consuetudine per i direttori sportivi giallorossi: «Voglio parlare perché ultimamente si dicono delle cazzate e se non fermi l'emorragia le cose passano per vere - ha esordito con poco stile -. Ho detto subito che questo era l'anno zero, sono stato chiamato dal club per provare a recuperare gli errori degli anni precedenti. Mi sono calato con entusiasmo nella parte e in 6 mesi penso di aver fatto una gran mole di lavoro. La Roma ha fatto una vera e propria rivoluzione e non compra un giocatore da 70, con quei soldi ne prende 7». Poi esagera: «Non amo le calunnie di alcuni media, la mia schiena è sempre dritta forse vi dà fastidio perché non rispondo al telefono. Attaccatemi anche, cercherò di non essere spappolato, ma di certo metterò il massimo dell'impegno fino alla fine perché la Roma la sento mia anche se volete la mia testa sul patibolo. Fino a 20 giorni fa si decantava una Roma importante, che giocava il miglior calcio d'Italia. Sono sempre stato abituato alle difficoltà, ma non alle calunnie». Termine forte, ed etimologicamente sbagliato.
«Si è detto che Dzeko mi abbia bacchettato perché voleva più qualità, che è la prima cazzata - prosegue come un fiume in piena - Come i problemi con Fonseca. Poi si è detto anche che sono stato convocato per essere messo alla prova dalla nuova società e invece ho solo presentato i possibili piani futuri. Molti mi hanno censurato, sembravo un killer e non un ds quando è uscita la storia della Procura, ed invece mi hanno assolto». Ammette di essere entrato nello spogliatoio a Reggio Emilia: «Mi è venuto spontaneo andare negli spogliatoi per far capire ai ragazzi che la prestazione era penosa e bisognava tirare fuori gli attributi. Poi è entrato il mister. E io mi sono messo in disparte. Trovo legittimo far sentire la voce della società. Voi (giornalisti, ndr) siete bravi a cogliere gli spifferi, ma questo è gossip non giornalismo. Io invece sono omertoso (lo ha detto davvero, ndr) e sto attento agli sciacalli che vogliono speculare. E' come se qualcuno raccontasse cosa fa vostra moglie ai vicini di casa». Autocritica per i risultati disastrosi del 2020? Appena un «sono consapevole del momento difficile, abbiamo smarrito un po' di umiltà, forse la grande prestazione nel derby ci ha fatto volare alti. Ora dobbiamo metterci più sana cattiveria e umiltà».
Ad iniziare da Bergamo: «E' una finale. Noi abbiamo investito sui giovani, ma la semina arriva dopo un po'. Chiedo pazienza». Tra cui Perez e Villar. E qui si passa al mercato: «Le difficoltà a gennaio sono state tante, legate soprattutto al cambio di proprietà che ha creato scompensi. Non sei libero di fare come vuoi. Avessi avuto 100 milioni e non avessi fatto determinate operazioni sarei stato un demente».
Sul futuro: «Ho spiegato ai calciatori: ora non pensate che arriva Paperon de Paperoni (riferito a Friedkin, ndr) e compra chissà chi».